Domenica 13 Dicembre 2020

Domenica III  di Avvento

Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – Parroco

 

Abbiamo acceso la terza candelina della ‘corona dell’Avvento’: ne manca solo una e poi arriva il santo Natale. Quindi, la preparazione dovrebbe essere giunta a buon punto. Il richiamo alla preparazione risuona anche oggi nella liturgia della parola, attraverso la figura e la testimonianza del grande profeta ‘Giovanni Battista’, una preparazione che si caratterizza come ‘conversione’, cioè un ritornare al Signore, un preparare la via al Signore che viene, un raddrizzare la strada storta per la quale il Signore viene a visitare, ad incontrare il suo popolo. Questa ‘conversione’ che riempie e concretizza il ‘preparare la venuta’, cioè il vivere l’attesa della venuta del Signore dovrebbe essere caratterizzata dalla gioia, dall’esultanza: infatti la liturgia oggi ci accoglie con l’invito: ’Rallegrativi sempre nel Signore; ve lo ripeto rallegratevi. Il Signore è vicino’.

Quindi la motivazione della gioia è perchè il Signore è prossimo, è vicino: allora tutte le azioni di ‘conversione’, di preparazione, non dovrebbero essere concretizzate e vissute nella tristezza, nella svogliatezza; non dovrebbero essere portate avanti con stanchezza e lamentazioni, non dovrebbero esser vissute come un peso, un macigno, un obbligo, un dovere imposto, quanto invece, dovrebbero manifestare la gioia, appunto perché il Signore viene, e con lui arriva la salvezza, la liberazione, la pace, l’amore. La preparazione all’incontro con il Signore dovrebbe essere caratterizzata dal cuore colmo di gioia: Dio ancora una volta mi viene a visitare, non è ancora stanco di me, non si è dimenticato di me: desidera ancora e sempre venire nella mia vita, nella mia storia, nel mio vissuto, anche se fragile, povero, misero. Il Signore che ci visita porterà salvezza, benedizione, grazia e benevolenza: realizzerà in noi tutte le sue promesse. Ecco l’invito pressante di ‘rallegrarci sempre…di rendere grazie a Dio in ogni cosa’.

Nel cammino verso il Natale, la liturgia ci ripresenta due grandi figure, due grandi testimoni che hanno preparato duemila anni fa la venuta del Signore nella storia umana: il Battista e la Vergine Maria. In questa domenica ci viene presentata la testimonianza del Battista.

1.Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

Di Giovanni si dice poco nel vangelo: non ha alcuna qualifica, alcun titolo, alcuna onorificenza, alcuna classificazione sociale, culturale o religiosa: si dice solo ‘un uomo’, e viene collocato ‘al di là del Giordano’, cioè un luogo geografico molto importante per la storia del popolo ebraico: segna la fine dell’esodo e l’entrata nella ‘terra promessa’, dopo la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto e la lunga permanenza, per quarant’anni, nel deserto. Quindi, Giovanni ponendosi in quel luogo indica che ogni conversione deve passare per quel luogo: per poter entrare nella terra promessa da Dio, occorre passare da quella parte. E questo ‘uomo’, di nome Giovanni, urla, grida, in questo deserto, diventa voce che scuote le coscienze degli abitanti di Gerusalemme e della Giudea a prepararsi per poter accogliere il Messia che viene. Giovanni sta cercando di far passare il popolo nel Giordani attraverso la conversione perché possa incontrare il Messia del quale egli non è degno di sciogliere il legaccio dei sandali.

E noi? Quale preparazione per entrare nel Natale del Signore? Quali segni che attestino la nostra ‘conversione’ nel cammino della vita?

2.Egli confessò e non negò. Confesso: ‘Io non sono il Cristo…Elia…il profeta…ma voce di uno che grida nel deserto: rendete dritta la via come disse il profeta Isaia’.

Giovanni, un uomo umile e sincero, cosciente del suo ruolo, forte nella sua testimonianza, credibile nelle sue parole, senza ambizioni o protagonismi. Risponde senza paura alle domande che gli vengono poste. Non prende il posto del Messia, non si fa suo portavoce, non avanza diritti o privilegi; afferma di non essere il Cristo, nemmeno il profeta Elia, nemmeno un profeta. Giovanni sa di non poter contare su sè stesso, ma solo su Dio: non ha nulla da difendere perchè totalmente dedito a preparare la strada al Messia che sta per venire: non ha pretese di gloria, di potere, di successo, non ha sogni di grandezza.

Giovanni è colui che è tutto proteso verso il Messia: nel rispondere a chi lo interrogava sulla sua identità, afferma negando ogni titolo, quasi scomparendo per lasciare lo spazio a Colui sul quale deve essere concentrata la ricerca dell’uomo. La vera domanda non è tanto su di lui, ma deve essere fatta sul Messia, cioè chi è Colui che sta per venire?

E noi? E la Chiesa? Quale ruolo dobbiamo svolgere oggi nella storia dell’umanità? Siamo preoccupati di perdere privilegi, titoli, onorificenze? Rimaniamo ancora muti, incapaci di alzare la voce che indichi la presenza di Dio nella storia umana? Siamo ancora troppo concentrati su noi stessi o stiamo prendendo coscienza che il nostro ruolo, la nostra missione come chiesa è quella di indicare al mondo la presenza di Dio, e che è Gesù Cristo la salvezza?

3.In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.

Giovanni Battista è voce che richiama alla conversione, è sguardo che intravvede il Messia, è mano che indica, è il dito puntato verso il Messia: il popolo che lo ascolta, che lo guarda, è orientato verso ciò che la mano indica, verso quella realtà indicata dal dito della mano, verso il Messia. Il testimone autentico, è colui che sa riconoscere in mezzo al popolo, in mezzo a noi, la presenza di Dio.

In mezzo a noi c’è uno che ancora non conosciamo: Gesù Cristo, che ancora sempre viene nella nostra vita. Senz’altro lo abbiamo incontrato nel passato, senz’altro lo abbiamo conosciuto nei fatti ed eventi, nelle situazioni esistenziali della nostra storia personale, familiare, sociale, ma forse lo badiamo poco, ce ne dimentichiamo e lentamente ci abituiamo a vivere anche senza, e così rischiamo di non riconoscerlo più. Ma proprio perchè lo abbiamo conosciuto, desideriamo ancora e più conoscerlo. La conoscenza avuta nel passato ci spinge a desiderarlo conoscere ancor di più e, una volta conosciuto, questa conoscenza che, è amore, chiede un’ulteriore conoscenza: è la conoscenza dell’amore, che domanda accoglienza, spazio, che si manifesta come tensione, come desiderio di una sempre maggiore relazione, vissuta come fondamentale, vitale, indispensabile.

‘In mezzo a noi c’è uno che voi non conoscete’: è la presenza silenziosa del Cristo che si fa presenza reale nel sacramento dell’eucaristia: tante volte l’abbiamo ricevuta, tante volte l’abbiamo riconosciuto nello spezzare il pane. E proprio perché lo abbiamo riconosciuto desideriamo ancor più conoscerlo. Come due che si amano: si riconoscono come amore e la loro vita è totalmente cambiata, trasformata: vivono una nuova creazione. E una volta che si sono riconosciuti come amore, desiderano consolidare questa relazione nuova e vitale, desiderano approfondire questa loro reciproca conoscenza, desiderano esplorare maggiormente aspetti e tratti della loro vita, e così il loro amore li inonda di una luce nuova, li rende graziosi e belli e pieni d’amore. Pur rimanendo sempre gli stessi, esternamente, sono in verità, sempre nuovi e la loro ricerca reciproca, il loro desiderio di ritrovarsi per riconoscersi cresce costantemente, in modo da appartenersi reciprocamente, venire incontro l’uno all’altro, l’uno nell’altro: l’amore sempre viene e sempre domanda di essere accolto, scoperto come realtà nuova e ricreata, sorgente inesauribile di vita. E tutto questo è fonte di gioia, di esultanza, di felicità, di vita piena. Ecco, in questo esempio può essere descritta quella che potrebbe e dovrebbe essere anche la ricerca di conoscere Colui che ancora non conosciamo pienamente, ma che abbiamo conosciuto nella fede e desideriamo ancora conoscere: è il Signore che sempre viene nella nostra vita, e questa sua venuta è fonte di gioia e di esultanza, di canto e di felicità.

E noi? Abbiamo il cuore pieno di gioia nella consapevolezza che il Signore ancora una volta desidera far parte della nostra vita quotidiana, condividere il nostro essere creature fragili, deboli, povere? Abbiamo il grande desiderio di riconoscere Colui che ci ha stupiti e sorpresi nell’amore?

Il Signore che viene nel Natale desidera ancora trovare spazio nella nostra vita, tempo nel nostro tempo, desidera che la nostra vita, il nostro cuore, la nostra famiglia, sia la sua stabile dimora.