Domenica IV di Quaresima
Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – Parroco
Siamo ormai oltre la metà del cammino quaresimale: tempo favorevole per la nostra salvezza, per riscoprire e vivere pienamente il mistero del nostro battesimo, l’inserimento della nostra vita nella Pasqua del Signore. Le letture della Sacra Scrittura, pozzo inesauribile di ricchezza e vita, ci riportano tutto il dramma dell’uomo, fatto di peccato e di grazia: un’interrotta storia di luce e di tenebra. Ma alla fine questa storia si riversa su Gesù Cristo, che diventa il mistero che rivela pienamente il senso della storia umana. Le Scritture di oggi ci orientano, allora, a scoprire l’azione salvifica di Dio nella storia umana contemplando il Crocifisso.
Tutta la storia del popolo di Israele è storia della progressiva liberazione di Dio che interviene nella storia fino a scoprire che in Gesù Dio non vuole giudicare, condannare il mondo, ma salvarlo: l’opera di Dio in Gesù è salvare il mondo: Gesù è il segno d’amore concreto, l’atto di amore di Dio per ogni uomo.
Il Vangelo riporta una parte del lungo capitolo terzo in cui l’evangelista sintetizza i dialoghi notturni di Gesù con Nicodemo, uno scriba buono, un maestro della legge affascinato dalla predicazione di Gesù ed attratto dalla sua persona, ma che aveva paura di essere visto dagli altri e quindi aveva chiesto di parlare con Gesù di notte, per non essere visto. Ebbene, in questi dialoghi ad un certo punto, di fronte all’incapacità di comprendere la novità della sua predicazione Gesù afferma che bisogna ‘rinascere’, cioè nascere di nuovo. Allo stupore di Nicodemo che pensava di dover rientrare ancora nel grembo della madre, Gesù afferma che bisogna rinascere dall’altro, cioè da Dio.
- Gesù disse a Nicodemo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto…
Gesù richiama a Nicodemo un fatto della storia del popolo a lui conosciuto, raccontato nella Sacra Scrittura. Il popolo salvato dalla schiavitù d’Egitto, attraversato illeso il Mar Rosso, nel cammino nel deserto ha sperimentato prove, vissuto tentazioni, contestato Mosè, mormorato contro Dio, mostrandosi infedele e ingrato nei suoi confronti, e nonostante il suo continuo peccare, Dio lo ha sempre aiutato, liberato, protetto, nutrito, sostenuto, salvato, conducendolo, con pazienza e fedeltà verso la terra promessa. Infatti, quando, affamato, chiedeva il cibo, Dio gli ha preparato la ‘manna’; quando mormorando, chiedeva carne, Dio gli ha fatto trovare le quaglie; quando, contestando per l’assenza di acqua Dio, sempre tramite Mosè, ha dato loro l’acqua che zampilla dalla roccia, e quando, a fronte della paura di morire a causa dei serpenti entrati nell’accampamento, Dio li ha salvati attraverso il segno posto da Mosè. Infatti, Mosè, di fronte ad una sempre maggior contestazione del popolo che imprecava contro il Dio che li aveva portati in questo luogo di morte invece di lasciarli vivere in Egitto, ad un certo punto ha impalato un serpente e lo ha innalzato di fronte al popolo affermando che chi guardava a questo serpente rimaneva salvo. Gesto provocatore, che invitava il popolo a continuare ad aver fiducia di Dio, a quel Dio che sfama, nutre, disseta il popolo ed ora, lo guarisce e lo salva dai serpenti. Cosa ci si può aspettare da un segno di morte come quello del serpente? Ebbene colui che guardava questo segno posto da Dio attraverso Mosè rimaneva salvo.
- …così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perchè chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.
Gesù rivela a Nicodemo che il Messia, il Figlio dell’uomo, cioè lui, che gli sta parlando, sarà innalzato da terra, cioè sarà impalato, messo in croce, crocifisso. E tutti coloro che guarderanno a lui impalato, derelitto, sconfitto, condannato dagli uomini, maledetto anche da Dio, crocifisso ‘scandalo per i Giudei e follia per i pagani, e crederanno in lui avranno la vita eterna, saranno salvati dal peccato e dalla morte per sempre. Come allora il serpente, così ora il Crocifisso, colui che pende dalla croce, da segno di morte diventa segno di vita, salvezza; la croce, da luogo di patibolo diventa trono di potenza. Il Crocifisso, Gesù crocifisso, il Figlio dell’uomo innalzato da terra, è la risposta a tutti i ‘serpenti della storia’, i drammi, gli smarrimenti, odi e violenze, peccato e morte, diventa fonte di vita, gratuita ed abbondante.
Credere a questo Crocifisso, innalzato in croce, vuol dire rinascere dall’alto, venire alla luce ancora e in maniera piena. Vuol dire entrare nella logica di Dio, realizzare e vivere la verità. Non si tratta di adeguare l’agire di Dio alla nostra vita, ma scorgere, vedere come Dio agisce nella nostra storia, cioè saper leggere la storia umana, personale e universale, dal versante di Dio: scoprire che la salvezza non è opera nostra, ma dono di Dio: occorre allora alzare lo sguardo e contemplare questo crocifisso, bellezza e potenza dell’amore di Dio per ogni uomo. Gesù, il Crocifisso, è mandato dal Padre per salvare il mondo. Questa è la risposta che Nicodemo sente direttamente da Gesù, richiamando l’episodio del serpente innalzato da Mosè nel deserto che salva la vita degli israeliti morsi dai serpenti velenosi. Il serpente posto sull’asta anticipa il segno della croce di Cristo ‘innalzata’ in mezzo all’umanità. Allora, l’asta innalzata, la croce piantata sul Golgota è fonte di vita, la fonte di vita eterna.
- ”Dio ha tanto amato il mondo da dare il figlio unigenito…”
Il Cristo crocifisso è ‘elevato’, cioè ‘donato’ dal Padre, e ‘abbandonato’ nelle mani degli uccisori, ‘donato’ agli uomini, perchè chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Questo gesto del Padre è inaudito, folle; manifesta tutta la misericordia del Padre, cioè il suo fremito d’amore per gli uomini, rivela che Gesù è il dono di Dio per la salvezza di ogni uomo e in questo modo rivela la gloria di Dio, che ogni uomo viva. Rivela la bellezza dell’amore di Dio, rivela la potenza dell’amore di Dio. La prova radicale dell’amore di Dio per l’uomo, dell’amore che guarisce le ferite mortali dell’uomo, è il dono che passa attraverso la morte, cioè l’essere innalzato, di Gesù, l’Unigenito del Padre. E questo dono non è per il giudizio e la condanna, ma per la salvezza. Così l’evento della croce ci fa penetrare più a fondo nel mistero di Dio stesso in quanto amore. Dio ha tanto amato il mondo, appunto, nel Figlio crocifisso, trafitto e innalzato. Allora al centro della storia umana di tutti i tempi sta questo crocifisso trafitto e innalzato: questa è la verità che illumina e che apre un orizzonte senza fine: la misericordia illimitata di Dio per l’umanità che aspetta la liberazione definitiva.
A Nicodemo in quel tempo, a noi oggi, e ad ogni uomo di tutti i tempi è chiesto di ‘credere’, cioè di ’venire alla luce’, cioè di ‘fare la verità’, cioè di ‘rinascere dall’alto’, rinascere di nuovo. Solo attraverso questo credere noi possiamo raggiungere il segreto custodito nello spettacolo dell’Impalato, dell’Innalzato, del Crocifisso, del Trafitto e comprendere il ‘tanto amore’ di Dio per il mondo. Credere non vuol dire adeguare l’agire di Dio alla nostra ragione, alle nostre vedute, alle nostre considerazioni, ma guardare come Dio agisce nella storia, in ogni uomo. Credere è consegnarsi con fiducia e speranza all’agire di Dio, a ciò che Dio può fare per noi. Gesù, con la sua vita, la sua parola, la sua morte e risurrezione ci rivela pienamente, senza ombra di dubbio ciò che Dio dona all’uomo e ciò che Dio desidera dall’uomo.
Chiediamo la grazia allo Spirito di Dio per crescere nella fede, anzi per rinascere nuovamente, per vivere in pienezza la Pasqua, per continuare a credere ancora e sempre a Gesù, il Crocifisso, bellezza e potenza dell’Amore di Dio per l’umanità.