Domenica 1^ di Quaresima
Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – parroco
Dopo il Mercoledì delle ceneri celebriamo oggi la prima domenica di quaresima, che la liturgia afferma essere ‘tempo favorevole’ per la mostra salvezza: non è un tempo di ‘quarantena’, cioè un tempo vuoto, un tempo sospeso, costretto, forzato, subìto, in attesa che arrivi l’esito ‘negativo’ all’esame diagnostico contro il male, chiamato ‘virus’ e così poter riprendere a vivere come prima, finalmente liberi da ogni costrizione, e poter gestire autonomamente la propria vita. No. La quaresima è tutta un’altra cosa. E’ un tempo di grazia un tempo pieno, un tempo di novità, un tempo, nella misura in cui viene accolto in verità, in cui si sperimenta la presenza di Dio, in maniera nuova e rinnovata, cioè un tempo di salvezza.
Tuttavia, non so se sorga spontaneamente, liberamente, profondamente nel nostro cuore il desiderio di questo tempo, il desiderio di vivere questa opportunità, o se invece, riteniamo di poter procedere e proseguire il nostro vivere senza questo tempo. In altre parole, se non ci venisse offerto questo tempo, saremmo noi invece desiderosi di viverlo, e più ancora, lo richiederemmo con tutte le nostre forze? Forse, immersi come siamo nelle faccende quotidiane, nelle congiunture storiche, siano essere favorevoli o sfavorevoli, saremmo tentati di pensare di bastare a noi stessi, di potercela fare da soli, di poter organizzare autonomamente il nostro vivere quotidiano, ma, poi, nelle grandi difficoltà di rivolgerci al Signore per chiedere un qualche aiuto e un suo intervento risolutore. Allora ci comporteremmo come quei bambini che giocano spensierati e vivono, autonomamente, la propria vita, dimenticando i propri genitori, e ritornando da loro solamente nel bisogno, esprimendo anche una sensazione di abbandono. Invece i genitori, non li hanno mai abbandonati e non hanno mai distratto il loro sguardo, il loro volto da loro.
Ecco, la quaresima è questo tempo favorevole per renderci conto che Dio non ha mai distratto, distolto il suo sguardo da noi: siamo noi che, per tanti motivi lo abbiamo distolto, e quindi ad un certo punto della nostra storia personale, familiare e comunitaria, non riusciamo più a trovare il suo volto e la nostra vita si trova in pericolo; questo è il tempo per ‘ritornare a Dio’, per rivolgere il nostro sguardo al Signore, per ‘convertirci al Signore’, per riallacciare e consolidare la relazione salvifica con il Dio rivelato da Gesù. Ma andiamo con ordine, seguendo il vangelo proclamato.
- Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto; e nel deserto rimase quaranta giorni..
In poche parole l’evangelista Marco annota l’esperienza di Gesù nel deserto; esperienza all’inizio della sua vita pubblica, un ‘periodo simbolico’ che richiama i quarant’anni del popolo nel deserto nel suo cammino dalla schiavitù dell’Egitto all’entrata nella terra promessa; e poi tanti altri eventi in cui i protagonisti, dopo un periodo di deserto, cioè di privazione, di fatica, di digiuno, di prova fanno una nuova esperienza di Dio, lo riconoscono e proseguono la loro vita arricchiti dalla relazione con il Dio fedele all’alleanza con il suo popolo. Anche Gesù, vive questa esperienza: possiamo dire, non l’ha scelta lui, spontaneamente, ma fu indotto, anzi ‘portato con forza’, ‘spinto’ dallo Spirito per vivere questa esperienza di privazione, di digiuno e di prova all’interno della sua relazione con Dio. Ebbene, questo ci illumina e ci orienta senza ombra di dubbio per vivere anche noi il nostro ‘deserto’: non è un’esperienza ’negativa’, non è un’esperienza che spontaneamente siamo portati a scegliere, programmare, e quando ci troviamo immersi in essa non dobbiamo pensare di essere fuori dalla grazia di Dio, di essere lontani dalla sua presenza, ma siamo sempre dentro, come è avvenuto in Gesù, sempre dentro lo Spirito di Dio, dentro il suo amore, la sua presenza.
Anche noi siamo ‘spinti forte’ nel deserto della vita, ci siamo dentro e da tanto tempo nel deserto riconducibile alla ‘pandemia’ e a tutte le sue drammatiche conseguenze: un tempo che non è fuori dallo Spirito di Dio, perché nulla accade fuori dalla grazia di Dio; non nel senso che sia Dio la causa di tutto ciò che viviamo, ma che in lui troviamo il senso di tutta la vita umana e la storia che viviamo. Occorre lasciarci trasportare dallo Spirito di Dio, anche in situazioni in cui non vorremmo entrarci, non immaginavamo di vivere: ebbene in tutto questo cogliere la volontà di Dio.
2 …Tentato da Satana
Pure Gesù viene tentato, esperimenta la tentazione: esperimenta cioè la fragilità della creaturalità umana. Lui pure tentato, come noi, ci insegna a vincere le tentazioni, ci pone nelle condizioni di superarle, di vincerle. Satana vuole entrare di forza nel destino di Gesù, che inaugura la nuova relazione con Dio: Satana cerca di distaccare il Figlio dall’intimità del Padre per vanificare la sua missione salvifica. In fondo la tentazione è pensare di farcela da soli, di poter essere autosufficienti, di poter bastare a se stessi, di spezzare la relazione con Dio, di impostare la vita a prescindere dalla relazione con Dio, di cercare la propria autorealizzazione con mezzi propri, con strumenti e tempi stabiliti indipendentemente da Dio. Fino a questo punto, possiamo dire che la tentazione in sè non è peccato: manifesta la precarietà e fragilità della condizione umana nella sua relazione di piena libertà nei confronti di Dio.
Gesù resiste alla tentazione. Consapevole della sua creaturalità e forte della sua libertà, conserva la sua relazione con il Padre; ascoltando la sua Parola afferma il primato della Parola di Dio nella sua vita; accogliendo con umiltà ed obbedienza il suo volere, continua sempre a nutrirsi di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
3 ….”Il tempo è compiuto…convertitevi e credete nel Vangelo”.
Sono le prime parole di Gesù espresse dall’evangelista Marco: ‘Il tempo è compiuto’ nel senso che ormai la storia dell’uomo diviene ‘possibilità’ di una pienezza che è alle porte: il tempo diviene l’oggi di Dio per il futuro dell’uomo, cioè un’occasione; il tempo da un ‘cronos’, che inesorabilmente passa, diviene ‘cairòs’, cioè grazia, momento propizio per la salvezza; occorre avere una presa di coscienza per una posizione, cioè per prendere una decisione nella piena libertà umana. Questo è il tempo propizio per diventare sempre più creatura nuova, per scoprire la presenza di Dio nella propria vita, per ascoltare e fare la volontà di Dio, per scegliere liberamente ancora e sempre Dio. Con la libera scelta di aderire a Dio, cioè di mettere in pratica la sua Parola, il tempo raggiunge la sua pienezza, raggiunge il senso ultimo della vicenda umana, della storia umana. La scelta libera dell’uomo, superando le tentazioni di Satana, che non ha altro scopo che distoglierlo da Dio, di spezzare la relazione dell’uomo con Dio, apre un cammino nuovo e ci fa entrare nella realtà stessa di Dio, nel suo Regno.
Questo, allora, diventa il tempo per ‘convertirsi a Dio: tempo di scelta, tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa della vita; tempo per separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. Tempo per fare i conti con la nostra vulnerabilità e di restare ancorati alla realtà che siamo e nella quale ci troviamo in obbedienza alla Parola di Dio. Tempo di ‘conversione’ a Dio, di ritornare a Dio con tutto il cuore, cioè di scoprire che anche senza volerlo, le situazioni della vita hanno distolto il nostro sguardo da Dio. Non è Dio che si è distolto da noi, ma siamo noi che ci siamo distratti da Lui. E come il ’girasole’ che volge sempre, costantemente la sua corolla e suoi petali al sole, nonostante il variare e il mutare del corso della terra, cioè in costante ‘conversione’ verso il sole, così dovrebbe essere anche il nostro cuore: orientarlo sempre sul volto di Dio, al mutare vorticoso e talora drammatico degli eventi umani.
E qui accade la salvezza: occasione propizia che viene donata all’uomo che volge lo sguardo su Dio. A noi, ad ogni uomo è chiesto di ‘cogliere’ il tempo ‘convertendosi’, a Dio, cioè convergendo il cuore, ‘volgendo la mente’ a Dio, cioè accogliere Gesù come il tutto di Dio nella nostra vita.
Così il tempo di quaresima è un tempo opportuno per legare ancora una volta la nostra vita al Signore. E come è stato per Gesù lo può essere anche per noi, il deserto da luogo di prova e di tentazione diventa soprattutto un luogo ed un tempo di dialogo tra noi con il Padre. Così il deserto delle mostre giornate può diventare un’occasione per rinnovare il cuore, per allargarlo e riempirlo di sentimenti di bontà, di misericordia, di perdono, di benevolenza, di amore per i deboli, per chi incontriamo ogni giorno nel cammino della nostra vita.