Domenica II dopo Natale
Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – parroco
Tutta la Liturgia di questa domenica è immersa nel mistero del Natale: attraverso questa celebrazione la liturgia desidera ancora una volta inserirci nel mistero del Verbo Incarnato, desidera che il Dio venuto nella carne continui ancora e sempre a venire nella nostra carne, nella nostra storia: ‘oggi’ celebriamo ancora il Natale del Signore: preghiere, letture, invocazioni, tutto ci porta a meditare, contemplare, gustare, assaporare il mistero del Natale: questo mistero non solo interroga il nostro esser umani, creature, uomini e donne, ma ci inonda di luce luminosa e piena, ci avvolge di grazia e di benevolenza, ci sostiene nel nostro vivere quotidiano nella consapevolezza che Dio è e resta presente nella realtà umana, la nostra personale realtà umana, e che non si è mai allontanato da essa e non si mai stancato di noi, nonostante le nostre infedeltà, miserie e fragilità.
1.Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi
La grande apertura del Vangelo di Giovanni, che abbiamo ascoltato nella Messa del giorno di Natale, viene riproposta anche oggi, per contemplare ancora una volta il piano di Dio, il progetto di Dio che era fin dal principio, cioè da sempre in Dio: affermazioni molto profonde, presentate in maniera solenne che rivelano che ‘in principio era il Verbo’, cioè la Parola di Dio. Il verbo utilizzato è all’imperfetto, ‘era’: vuol dire che ‘è’ da sempre e che continua ad ‘essere’ per sempre. Il Verbo di Dio, la Parola di Dio che fin dall’inizio ha creato il mondo e l’universo, che ha creato l’uomo e l’umanità, che ha posto l’uomo accanto a Dio, che ha costantemente interrogato e interpellato l’uomo, che ha sempre cercato il dialogo, la comunicazione, la relazione con l’uomo al di là e oltre le sue continue e ripetute infedeltà, questa Parola che è stata ascoltata da Abramo e dai Patriarchi e poi dai Profeti, ebbene questa Parola ad un certo punto, ad certo momento della storia si è fatta carne nel Bambino di Betlemme, si è fatta uomo in Gesù.
Questa è la solenne professione di fede, straordinaria e assurda umanamente, folle e scandalosa per il pensiero sia religioso, sia filosofico, cioè che un Dio si faccia uomo, che un Dio condivida la condizione umana, che un Dio assuma e si manifesti nell’essere mortale. E’ l’uomo, infatti che desidera diventare come Dio, è l’uomo che spesso rifiuta la sua condizione umana, perché fragile, debole, limitata e povera ed aspira a vivere la vita divina; è l’uomo che rifiuta la sua condizione di vita mortale, che non accetta il suo limite creaturale e che ritiene sia vivibile solo la vita della divinità. Ebbene, il Verbo che è Dio, la Parola di Dio che è Dio stesso, si è fatta uomo, è diventata una creatura, è diventato carne, ha assunto la condizione umana in Gesù. Questo è l’annuncio straordinario che ancora risuona nel Natale del Signore. Le conseguenze di questa scelta di Dio sono ancora tutte da scoprire, anche se qualcosa abbiamo intuito. Per esempio, che la condizione di vita umana è molto preziosa agli occhi di Dio; che l’umano diventa il luogo ove Dio si fa presente; che la vita umana è chiamata a diventare il luogo della manifestazione della realtà divina. Evento che cambia le sorti della storia umana: evento ancora tutto da scoprire e da vivere; evento da accogliere sempre più nella propria esistenza umana. Evento che anche oggi la liturgia ci invita a contemplare, celebrare e vivere nel sacramento.
2….e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre.
L’evangelista prosegue nella sua solenne contemplazione del progetto di Dio affermando di aver contemplato la gloria di Dio nella realtà umana della Parola di Dio, cioè nel Figlio di Dio fatto uomo in Gesù. Allora, tutta la Parola di Dio di tutti i tempi e per sempre è Gesù, il Figlio Unigenito invisibile del Padre che ha assunto la condizione di uomo, che ha assunto la carne mortale. Allora, la carne mortale di Gesù, il suo essere uomo, è la gloria di Dio visibile agli occhi umani.
E un’affermazione pesante e scandalosa: questo Gesù uomo è la rivelazione visibile del Dio invisibile: nella misura in cui contempliamo Gesù e lo ascoltiamo, noi possiamo conoscere Dio, il vero Dio, in questo modo purificando tutte le false immagini che ci possiamo fare di Dio.
3. Dio nessuno l’ha mai visto: il Figlio unigenito… è lui che lo ha rivelato.
Il Dio invisibile si è fatto visibile in Gesù, il Dio onnipotente si è fatto carne in Gesù, il Dio eterno è entrato nel tempo in Gesù, il Dio potente si è fatto fragile in Gesù, il Dio lontano si è fatto vicino in Gesù. D’ora in poi tutti coloro che desiderano incontrare Dio lo possono incontrare in Gesù, tutti coloro che desiderano conoscere Dio lo possono conoscere in Gesù, tutti coloro che desiderano mettersi in relazione con Dio lo possono fare mettendosi in relazione con Gesù. Gesù è il racconto di Dio, Gesù è la manifestazione della potenza, gloria, santità, benevolenza, misericordia…. di Dio. D’ora in poi Gesù è la rivelazione piena, ultima e definitiva di Dio. Quindi d’ora in poi, conoscendo Gesù, ascoltando Gesù, seguendo Gesù, accogliendo la sua parola, seguendo i suoi passi, assumendo gli stessi suoi sentimenti ed atteggiamenti e comportamenti noi possiamo conoscere Dio e affidarci a Lui, confidando nella sua grazia e ricevendo ogni benedizione, vita e salvezza. Occorre riconoscere Dio nella storia di Gesù, occorre assumere la storia umana di Gesù come il luogo della manifestazione della presenza di Dio nella storia umana.
In questo modo siamo messi nelle condizioni di liberarci da certe immagini sbagliate di Dio, immagini e volti di Dio che purtroppo ancora sono presenti talora nella nostra esperienza umana, e che compromettono radicalmente la nostra relazione con lui, intristiscono la nostra vita, ci fanno cadere nell’errore, nello smarrimento, nella paura, nella solitudine, ritenendo di essere abbandonati da Dio, talora anche castigati, comunque non protetti e salvati da Dio. Invece, Gesù, la vera immagine di Dio Padre, viene a liberarci da queste false immagini di Dio e a ripresentarci il vero volto di Dio, pieno di ‘grazia e di verità’, che non vuole niente altro che la nostra salvezza.
Infatti da sempre, fin dagli inizi Dio ha pensato ciascuno di noi nel Figlio suo; da sempre, fin dall’inizio e ancora oggi continua a inondare su noi la sua grazia e la sua benedizione; da sempre Dio ci ama di un amore eterno, fin dalla creazione ha pensato a noi e ci ha posti santi e immacolati nel suo amore, da sempre fin dalla creazione ci ha predestinati ad essere suoi figli nel Figlio Gesù cioè a vivere la sua vita divina, la sua vita eterna piena d’amore: fin dalla creazione Dio ha voluto e continua a volere che noi viviamo la sua vita divina, che viviamo in comunione con lui, come e in e grazie a Gesù. Allora, non c’è più bisogno che l’uomo diventi come Dio, che l’uomo aspiri a diventare come Dio, desideri vivere la vita divina, perché Dio stesso, cioè Gesù, ha vissuto la vita umana e ha fatto della vita umana il luogo della sua abitazione, la manifestazione della sua gloria: ha reso divina la vita umana. Allora è sufficiente che l’uomo viva la sua vita umana come Gesù, che l’uomo viva la sua condizione di vita mortale come l’ha vissuta Gesù, è sufficiente che viva la sua vita terrena in maniera divina come Gesù: fare della propria esistenza il luogo stabile, l’abitazione stabile della presenza di Dio: vivere in maniera divina la vita umana.
E questo Figlio Unigenito, questo Verbo di Dio, questa Parola di Dio, questo Gesù che ci ha rivelato il volto del vero Dio, è anche Colui che ci ha lasciato il suo corpo come luogo della manifestazione dell’amore e della presenza di Dio tra gli uomini; il suo corpo è la rivelazione di Dio, è la manifestazione visibile nella realtà umana del Dio invisibile: ebbene quel corpo che all’inizio della sua vicenda terrena è stato posto in una ‘mangiatoia’, e che poi a conclusione della sua vicenda terrena è stato trafitto e messo in croce, ebbene quello stesso corpo è ora e per sempre posto sopra l’altare. L’umano divino prende forma di carne in Gesù e diventa Eucaristia. Mangiatoia ed altare: due luoghi in cui accade che la Parola di Dio diventa carne.
La fede ci dice che il Dio-con-noi è qui, che il Verbo fatto carne è qui: certamente noi lo sappiamo. Ce lo siamo detti tante volte e ce lo ripetiamo spesso, e la liturgia lo afferma e lo ripropone e lo celebra sempre. Occorre però riconoscerlo, ‘oggi’, in ogni nostro ‘oggi’ che la provvidenza ci offre di vivere, allora sì la nostra vita diventa la dimora stabile di Dio, il nostro corpo umano diventa la sua dimora. Occorre che ogni attimo della nostra vita che passa, ogni momento del tempo che passa, il ‘cronos’, sia pieno di ‘cairòs’, sia abitato dalla grazia, dalla benevolenza di Dio, diventi tempo di salvezza: questo nel momento in cui riconosciamo il corpo di Cristo, il Verbo fatto carne ora posto sull’altare, nell’Eucaristia, che ci viene offerta per la nostra salvezza: la comunione divina con Dio nella storia umana in attesa della pienezza nell’eternità.