Domenica IV Per Annum
Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – parroco
Domenica scorsa, Giornata della Parola di Dio, siamo stati invitati a riscoprire il primato della parola di Dio nella vita cristiana a partire dal considerare l’Eucaristia come il banchetto delle ‘due mense’, la mensa della parola e la mensa del pane: prima siamo invitati dal Signore a ‘mangiare’ la sua Parola, e poi a ‘mangiare’ il suo Pane, cioè a cibarci, nutrirci, alimentarci, proprio a ‘mangiare’ il Corpo di Cristo. Quindi anche oggi, per primo mangiamo la Parola di Dio. In questo anno liturgico leggeremo prevalentemente il Vangelo di Marco.
In queste domeniche, la prima parte del Vangelo, scritto da Marco, cioè dal discepolo di Pietro, che ha, possiamo dire riportato in breve tutta la predicazione dell’apostolo Pietro, la domanda principale che fa da filo conduttore è: ‘Chi è Gesù?’. Domanda che spesso ritorna e alla quale siamo invitati a rispondere in maniera personale, viva, attuale, nel cammino della nostra storia, nell’oggi di Dio che sempre più entra nella nostra storia umana.
- Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava…loro come uno che ha autorità.
Pochi tratti, poche parole, ma di un’importanza straordinaria. Evidenziano lo stile di Gesù, il suo agire, il suo operare che subito suscita stupore, interesse, meraviglia. E’ un uomo che nel giorno di festa ‘il sabato’, entra nel luogo, la ‘sinagoga’, ove la comunità si raduna, si incontra per leggere la Torah e comprendere i libri dei Profeti, e quando prende la parola, insegna in maniera nuova, inedita. In altre parole, coloro che lo ascoltano sentono in lui qualcosa di nuovo, sentono che le sue parole sono vere, percepiscono in lui qualcosa di unico. Le sue parole non sono come quelle degli altri maestri, che parlano, parlano ripetendo sempre le stesse cose: parole che passano insignificanti, vuote, prevedibili, di circostanza. Le sue parole, invece, interpretano il loro vissuto, entrano in profondità nel popolo che lo ascolta; le sue parole sono attese, fanno bene, riscaldano il loro cuore, alimentano la speranza, danno vita, conforto, sostegno, luce.
Così si presenta Gesù: un uomo inserito profondamente nella vita del suo popolo, che partecipa ai momenti comunitari, nel luogo della comunità che esprime la sua fede in Dio e che riscalda i cuori di chi lo ascolta.
Mi sorge una domanda. Tutto questo può accadere ‘oggi’ nel sacramento che celebriamo. Ogni giorno ascoltiamo tante e tante parole da coloro che si ergono a ‘maestri’ e ‘sapienti’ attraverso i ‘social’; tante parole illusorie e contradditorie, che creano confusione e smarrimento, prima di cadere nel nulla, nel vuoto. Ebbene, ‘oggi’, in questo giorno di festa (la domenica), nel luogo ove la comunità cristiana è radunata (la chiesa) riusciamo ad ascoltare nella proclamazione delle Sacre Scritture Gesù che ci parla (il suo insegnamento)? La sua parola riesce ad infiammare il nostro cuore, ad interpretare le nostre attese, ad infondere in noi speranza e donarci la pace? Percepiamo nella sua ‘Parola’ quell’ ‘autorità’, cioè quell’importanza e significatività vera, profonda, che porta salvezza ed amore nella nostra vita?
- Vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare….’sei venuto a rovinarci?…. Gesù risponde: ’Taci. Esci da lui’
Tra coloro che lo ascoltano c’era una persona ‘posseduto da uno spirito impuro’, cioè una persona povera e malata, fragile ed emarginata; una persona ‘posseduta da uno spirito cattivo’, così era considerata, così era valutata, creduta, interpretata, ritenuta da tutti, cioè una persona posseduta dal male, schiava del male. Ebbene la presenza di Gesù, il suo stile, le sue parole scatenano in questa persona una reazione forte, violenta. Chi è posseduto dal male reagisce forte, con violenza e comincia a gridare forte: ’Che vuoi da noi…sei venuto a rovinarci?’. Gesù risponde: ’Taci. Esci da lui’. Ebbene si, Gesù è venuto a rovinare ciò che rovina l’uomo, è venuto a rovinare il male, è venuto a spezzare ciò che incatena l’uomo, che lo rende schiavo. La presenza di Gesù scatena il male presente nella storia: chi è posseduto dal male reagisce forte. Così Gesù spezza, rovina il male, cioè il peccato, il potere, l’egoismo, la falsità, la menzogna, la maldicenza, la diffamazione, i pregiudizi, le emarginazioni, le violenze. Gesù lotta contro tutto ciò che rende schiavo l’uomo. Gesù viene a scuotere il nostro vivere tranquillo, a togliere la nostre sicurezze, i nostri equilibri. Allora, in quella sinagoga tutto aveva un suo equilibrio, una sua sicurezza, un suo ordine: in quella comunità tutto era in ordine, chiaro e indubitabile, standardizzato dalla tradizione: i giusti e i peccatori, i puri e gli impuri, i buoni e i cattivi, i sani e gli indemoniati. Ebbene Gesù spezza questa classificazione, lotta corpo a corpo, contro questo spirito del male presente in quella comunità che rende schiavo l’uomo, da anni ritenuto ‘indemoniato, immondo’. Questo povero uomo sentiva da anni su di sé la condanna; da anni, sopportava il peso di condanna e di giudizio e di emarginazione e di rifiuto di tutta la gente, e quindi ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni suo agire era rifiutato, contestato, emarginato. Gesù spezza questa catena che lo rendeva schiavo, libera questo uomo dal male che l’opprimeva, dal giudizio di condanna della gente, spezza gli equilibri e le sicurezze di quella comunità. In Gesù si rivela la potenza di Dio che salva, la potenza dell’amore misericordioso di Dio che viene a salvare l’uomo. La sua autorità si esprime con il far conoscere il Signor proprio nel momento in cui libera l’uomo dal male da ciò che lo rende schiavo. Certamente tutto questo non senza gravi conseguenze per Gesù. Lo vedremo in seguito. Qui siamo solo al primo capitolo del Vangelo di Marco.
3.Tutti furono presi da timore, tato che si chiedevano a vicenda: ’Che è mai questo?
Il popolo radunato in sinagoga è scosso fortemente: sorge un senso di paura per quanto sta accadendo, un senso, forse, di timore riverenziale nei confronti di Gesù per aver assistito ad eventi mai visti, per esser stati spettatore di situazioni inedite. Il popolo è scosso da queste ‘novità’ portate da Gesù. Percepisce che in Gesù c’è qualcosa di nuovo, di inedito, una forte e potente, efficace e concreta relazione tra la sua parola e la sua azione, tra quello che dice e quello che fa.
Gesù in quella sinagoga, in quel giorno di festa si rivela un profeta: con una parola efficace che libera, una parola che rende inquieta la gente che lo ascolta, una parola che scote la presunta tranquillità e l’ordine apparente della società. Gesù si presenta in lotta contro il male, una lotta corpo a corpo, contro tutto ciò che schiavizza l’uomo; una tremenda lotta contro satana che incatena l’uomo, distruggendolo. E’ la novità che suscita stupore, sbalordimento, esultanza perché il male è vinto e l’uomo ritorna nella signoria di Dio che vuole gli uomini commensali al suo amore e alla sua gioia. E la sua fama si diffonde, la domanda sulla sua identità e sul significato di tutto questo cresce: ’Che mai è questo?’
Fratelli e sorelle, quanto abbiamo ascoltato oggi ha qualche senso per noi? Può avere una qualche relazione con la nostra vita quotidiana? Lo stile di Gesù, la sua parola efficace può farci sorgere interrogativi sulla sua persona? Siamo ancora capaci di fremere di timore davanti alla Parola di Gesù? Sappiamo ancora cosa comporta l’ascoltare la Parola del Signore che parla: un insegnamento che va al di là di ogni buona dottrina e conduce direttamente all’incontro con il proprio Dio? Allora, l’interrogativo iniziale ha ancora senso per il nostro vivere di ‘oggi’? Chi è Gesù?