Domenica II di Avvento
Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – Parroco
Questa seconda domenica di Avvento è caratterizzata dall’invito a preparare la venuta del Signore. Avvento, vuol dire venuta del Signore, ma questa venuta va preparata. E la preparazione avviene attraverso un lungo e difficile cammino che rispecchia il cammino degli ebrei nel deserto e che viene chiamata ‘conversione’. Anche se immediatamente richiede pazienza e molta perseveranza, è un cammino gioioso perchè attraverso la conversione si fa esperienza che il Signore è ancora fedele al suo popolo, gli offre il dono del perdono, ed affretta il giorno dell’incontro nella festa della vita. Anche l’invito alla conversione è ‘vangelo’, cioè gioiosa notizia, anzi si presenta come ‘l’inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio’.
1.Inizio del Vangelo di Gesù. Cristo, Figlio di Dio’
Questa espressione è, appunto, l’inizio del vangelo di Marco, che leggeremo in quest’ anno liturgico. Quest’ espressione è come il titolo, il tema di tutto il Vangelo. E il testo del vangelo è il narrare, il raccontare, lo spiegare, appunto, il titolo. Il vangelo di Marco è il concentrato di tutta la predicazione di quasi trent’anni dell’Apostolo Pietro fatta prevalentemente a Roma e raccolta dal suo discepolo Marco, che l’ha conservata nel suo scritto chiamato ‘Vangelo di Marco’: quindi il testo di Marco è come il distillato del distillato di questa lunga e profonda predicazione di Pietro e che ci viene offerta ancora una volta per il nostro nutrimento spirituale, per crescere ancora nella conoscenza di Gesù, scoprire la bellezza del suo sua Vangelo e la dolcezza di esserne i suoi discepoli e testimoni nel cammino della storia umana.
E noi cercheremo, con l’aiuto dello Spirito di Dio, di domenica in domenica, di diventare ‘ascoltatori’ di questa predicazione di Pietro, diventare ‘lettori’ di questo Vangelo di Marco, per crescere nella nostra fede in Gesù di Nazareth, nato a Betlemme, Figlio di Dio e nostro salvatore, e così, diventare ancor più i suoi ‘testimoni gioiosi e credibili’ nella nostra storia umana.
2.Come sta scritto nel profeta Isaia….Voce di uno che grida nel deserto:_preparate la via del Signore…vi fu Giovanni che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Nella prima venuta del Signore nella carne, nella storia in Gesù, dalla Sacre Scritture emergono alcune figure che avevano preparato la sua venuta: Giovanni, il Battista, è la prima di queste, con un ruolo fondamentale: alla luce dei profeti, in particolare di Isaia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, si evidenzia che è nel deserto che occorre preparare la venuta del Signore perché là egli verrà, come già si era fatto vedere ai figli di Israele nel deserto del Sinai. La strada per la quale Dio viene è la stessa che dobbiamo percorrere anche noi: preparate la venuta del Signore, allora significa spianare la strada per la quale abbiamo da camminare, cioè seguire quella strada che Dio ha fatto percorrere al popolo all’ingresso in terra promessa, quel modo di crescere nella fede, quel modo di educarli alla fede che è durato quarant’anni, cioè per tutta la vita: questa si chiama ‘conversione’. Giovanni riprende questa predicazione con il forte, pressante invito della conversione.
Giovanni si presenta come una ‘voce’ che grida nel deserto. Molti accorrevano a lui; e tra questi coloro che sentivano di aver bisogno di Dio, che desideravano ricevere il perdono dei peccati, e riconoscevano di aver bisogno di perdono, di salvezza, cioè, coloro che riconoscevano che di non essere autosufficienti, di non poter bastare a se stessi, si sottoponevano al gesto umile di immersione nell’acqua del fiume Giordano riconoscendo i propri peccati. Allora Giovanni era solo una ‘voce’ che rischiava di perdersi in tante altre voci.
Ebbene, oggi, potremmo correre il rischio di non riconoscere la voce di Dio, di confonderla con quella che prepotente sale da noi stessi e rischia di soffocarla. Qual è il deserto dal quale proviene la voce che ci invita fortemente alla conversione, cioè a preparare la via al Signore che viene? Da quale deserto dell’anima, della coscienza, deserto umano, sociale, od altro, nel quale siamo immersi, poter ascoltare la voce alla conversione? Da quale deserto in cui la speranza è stata bruciata, la fiducia si è dissolta, la fraternità si è spezzata, il desiderio di bene si è arenato, poter ascoltare la voce che ancora grida? Da quale deserto, esito drammatico della ‘babele’ di messaggi, parole, comunicazioni che sempre più rischiano di soffocare la verità, la giustizia, impedendo di cogliere l’invito alla conversione, possiamo udire la voce che trasmette, ancora, il vangelo dell’arrivo di Dio nella nostra vita? Ma questa voce del Signore oggi si fa sentire forte e chiara: ’Preparate la via del Signore’. Questa voce è l’inizio del Vangelo di Gesù, e cioè anche la possibilità offerta a ciascuno di una conversione per il perdono dei peccati.
La condizione perché questo accada anche oggi, allora, è quella di riconoscerci bisognosi di salvezza, cioè quella di modificare lo sguardo: cambiare da noi stessi a Colui che viene, e quindi all’itinerario, alla strada, alla via per la quale il Signore viene e quindi all’impegno di preparare questa via. Tutti noi, allora, abbiamo bisogno di immergerci in un bagno, in un’acqua che ci purifichi, l’acqua della Parola di Dio, che scendendo dal cielo feconda la terra, che rigenera a vita nuova, che fa percorrere la strada del Signore per convertirci.
Non c’è tempo da perdere, tempo per indugiare su noi stessi, per tirarsi indietro: la voce risuona attorno a noi e dentro di noi: è la voce che rivela anche oggi la presenza piena di amore di Dio che ancora desidera venire nella nostra carne, nella nostra storia, a rinnovare la nostra vita. Dio allora, duemila anni fa, è venuto nella carne: e da quel momento non si è mai allontanato dalla storia umana: è presente con il suo amore: e desidera che noi gli facciamo ancora spazio, e gli diamo ancora il nostro tempo per dimorare con noi, per sempre, per fare ancora il suo Natale.
3.Io vi ho battezzato con acqua., ma egli vi battezzerà in Spirito Santo.
Nella sua predicazione, il Battista annuncia la prossima venuta del Messia: dopo aver invitato tutti al battesimo con l’acqua per la conversione dei peccati, annuncia che il Messia avrebbe portato un altro battesimo, molto più profondo e vero, unico e definitivo: il battesimo ’in Spirito Santo’. Lo Spirito Santo è potenza di Dio che proviene dall’alto, è la vita stessa di Dio donata a coloro che lo desiderano e si preparano a riceverlo. Colui che si prepara, colui che accoglie il Messia nella propria vita riceverà la potenza di Dio, lo Spirito Santo, sarà inondato della sua gloria, riceverà la salvezza eterna, la vita stessa di Dio. E’ il dono che abbiamo ricevuto fin dal nostro battesimo: dono che siamo inviati a scoprire e riscoprire, a vivere e a far fruttare, far crescere e maturare: dono che ci fa vivere nella nostra realtà terrena la vita divina.
Il nostro tempo di avvento, potrebbe allora diventare tempo favorevole per riscoprire il dono ricevuto nel battesimo, scoprire che il Signore è ancora presente nella nostra vita, è ancora presente nel suo popolo: occorre riconoscerlo, scoprire che il Signore desidera che gli facciamo posto nella nostra vita, gli riserviamo tempo nel nostro tempo. Scoprire che nel battesimo siano stati conformati a Cristo, resi come Lui, cristiani, ‘cristificati’, che la nostra vita è animata dal suo amore, dalla sua grazia, dal suo Spirito. Allora la lieta notizia, il Vangelo che inizia e sta per compiersi è proprio Gesù, il suo volto umano, la sua storia, la sua parola, le sue azioni. Il Vangelo di Gesù è Gesù stesso, è un annuncio di gioia, di speranza, di perdono e di liberazione. Tutto il racconto del Vangelo di Marco è una lenta e progressiva rivelazione di questo Gesù, del suo volto di gioia. E tutto questo è ancora possibile, sempre, anche in questo ’oggi’ sacramentale della liturgia: abbiamo il dono, la possibilità di fare della nostra vita la stabile dimora di Dio.