Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – parroco
Con questa giornata si aprono le celebrazione della grande settimana, chiamata “Santa”, perché in questa settimana saranno celebrati i misteri centrali e fondamentali della fede cristiana riassunti nel mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo.
Due sono i principali segni che caratterizzano questa prima giornata: il primo, l’entrata gloriosa a Gerusalemme di Gesù riconosciuto come il Messia mandato da Dio a salvare il popolo d’Israele, che in festa lo acclamava: ‘Osanna al Figlio di David, Osanna al Redentore’ alzando rami di palma e stendendo mantelli per la strada al suo passaggio; la lettura e meditazione del racconto della Passione di Gesù.
Non dobbiamo limitarci alla commemorazione dell’evento del passato di Gesù che entra glorioso in Gerusalemme, ma, attraverso il rito della benedizione e della processione con l’ulivo siamo inviati a vedere la salita di tutto il popolo di Dio, cioè la nostra salita con Gesù verso il Calvario, verso la croce. Infatti l’invito della liturgia afferma: ’Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce.”.
Infatti la lettura del brano evangelico della Passione ci presenta l’ultimo decisivo tratto di quel cammino che Gesù ha percorso con i suoi discepoli verso la meta rappresentata da Gerusalemme: e poi gli ultimi giorni, eventi meravigliosi e drammatici, intimi e dolorosi della sua passione e morte.
La proclamazione del Vangelo della Passione ci inserisce, così direttamente nel clima pasquale di questa Settimana Santa. Nell’ascolto attento e partecipe di questo testo già viviamo in tutta la sua ricchezza, quel mistero di morte e risurrezione che avremo modo di vivere e celebrare in maniera solenne nei prossimi giorni chiamati il ‘triduo pasquale’.
Il racconto della Passione di Gesù nel vangelo di Marco si presenta sobrio, essenziale: i fatti vengono raccontati nella loro nudità in modo sconcertante e con un ritmo incalzante facendo emergere il paradosso della croce: gli eventi parlano da soli per chi li sa ascoltare.
Chiediamo la grazia allo Spirito Santo che ha condotto tutta la vita di Gesù, quello stesso Spirito che ha condotto alla comprensione piena del mistero pasquale i discepoli di Gesù, a partire dalla Pentecoste, quello stesso Spirito, da noi ricevuto fin dal Battesimo e alimentato dai sacramenti, perché conduca anche noi a comprendere il paradosso della vita cristiana.
Lo scandalo di un Messia crocifisso, lo scandalo della croce.
Il racconto della Passione non vuole solo darci le informazioni sulle ultime ore terrene di Gesù, ma desidera invitarci ad un coinvolgimento personale: in altre parole il cammino di Gesù, che è diventato il cammino dei discepoli, deve diventare anche il nostro cammino, oltre che farci riflettere sulla vicenda di alcuni personaggi che compaiono nel corso della narrazione, con tutto il loro carico di coraggio e di codardia, di fedeltà e di tradimento, di coerenza e di contraddizione, di amore e di odio ed anche tutte le altre figure minori, ma molto importanti che lasciano una profonda testimonianza di luce per il nostro itinerario di fede pasquale.
Certamente il nucleo centrale è e resta lo scandalo della morte in croce.
Chiunque sarebbe sceso dalla croce: solo il Dio di Gesù Cristo non scende dalla croce; solo questo Dio entra nella storia umana ed entra anche nella morte dell’uomo: condivide fino in fondo la condizione di vita umana, fino all’estremo, fino alla fine, fino alla morte, là dove entrano tutti gli uomini.
E Gesù che muore in croce è la manifestazione somma dell’amore di Dio, la misura fin dove arriva l’amore di Dio: amore che raggiunge l’uomo là dove nessuno lo può raggiungere: e così da quel momento anche la morte, abisso invalicabile, diventa il luogo ove Dio stesso abita e lo riempie del suo amore e in questo luogo Gesù, crocifisso per amore, accoglie tutti coloro che vi entrano e li porta alla vita eterna, li conduce al Padre per sempre.
Da quel momento, allora nessuno è perduto per sempre, nessuno potrà andare lontano da non poter essere raggiunto da Dio, perché in Gesù Cristo, Dio raggiunge ogni uomo fino nella sua morte.
Preghiamo in questa celebrazione soprattutto non tanto per capire la croce, per comprendere la croce che ci viene data, quanto per avere la forza e la fede per aggrapparci ad essa: la sola che ci salva, proprio come Gesù, che si è aggrappato ad essa abbandonandosi alla volontà del Padre, divenendo così la vera salvezza di ogni uomo che si aggrappa, si affida a lui.