Domenica di Pasqua 9 Aprile 2023

Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – parroco

 

E in quel mattino, il primo giorno dopo il sabato, alle prime luci del giorno a Gerusalemme:

-la folla che aveva una settimana prima osannato Gesù come Messia Figlio di Davide e tre giorni dopo lo aveva condannato, urlando di crocifiggerlo, quella folla ubriaca delle proprie droghe ed eccitazioni, manipolata dai persuasori occulti, chiusa nei propri pregiudizi ed appagata delle proprie soddisfazioni, questa folla dorme;

-i capi del popolo ed anziani e responsabili detentori di ogni potere, ormai sicuri e forti nel loro potere riconquistato, sicuri di aver riportato l’ordine e di aver ristabilito la situazione a normalità dopo le ‘novità’ pericolose introdotte da Gesù di Nazareth, questi capi dormono sicuri ed appagati;

-i discepoli di Gesù, smarriti ed angosciati, asserragliati nel Cenacolo, chiusi e bloccati dalla paura di fare la stessa fine di Gesù, ma ancor più paralizzati dalla brutta figura che hanno fatto verso il loro Maestro, dopo essersi dispersi il quel drammatico venerdì di buio, anch’essi dormono;

-alcune donne, spinte dalla pietà per i morti e dall’amore per Gesù, dal dolore e dalla devozione per Gesù vanno, in quel mattino, il primo giorno dopo il Sabato, al sepolcro, smarrite ed ignare per piangere il corpo di Gesù.

Tutti costoro, ognuno con le proprie chiusure, sono tutti rivolti al passato rappresentato dal sepolcro chiuso: ubriachezze, sicurezze, paure, pianto: hanno tutti il loro punto sicuro e certo nel sepolcro di Gesù, che chiude tutto, definitivamente e per sempre.

Infatti il sepolcro, con la grande pietra posta davanti all’imboccatura in quel drammatico venerdì avvolto dal buio e dalle tenebre, è il segno visibile, storico, concreto della fine; è la fine di ogni speranza e di ogni attesa: tutto è finito; ogni speranza si è consumata.

Il sepolcro è il limite invalicabile di ogni desiderio, speranza, attesa, bisogno: tutto è finito irrimediabilmente. Gesù Crocifisso è posto in questo sepolcro: e così, è la fine di tutto e torna il buio sull’umanità, ancor più smarrita ed angosciata.

Ebbene, in quel mattino le donne vedono il sepolcro, si, ma la pietra è rotolata via, il sepolcro è vuoto: tutto questo provoca in loro ‘timore e gioia grande’: di fronte a questo segno imprevedibile, sconcertante le donne sono poste davanti alla verità nuova.

E questo accade anche a noi, accade ancora oggi.

Così il sepolcro vuoto, con la pietra ribaltata è il segno del sovvertimento dell’ordine costituito, del sovvertimento della logica del prevedibile, del tutto previsto, sistemato, a posto, controllato: infatti, la morte mette a posto tutto, irrimediabilmente, non c’è più niente da fare:

eppure il sepolcro vuoto ribalta tutto questo; è il segno della potenza di Dio che fa saltare la pietra, fa saltare i massi che soffocano la vita, bloccano la gioia, chiudono ogni novità;

il sepolcro vuoto, da quel mattino e per sempre, è il sigillo che il Crocifisso per amore è vittorioso, ed è Risorto, il Vivente.

Allora, difronte a questo evento, anche per noi, ‘paura e gioia grande: ‘paura’ perché potrebbe cambiare la storia umana, la mia storia; paura perché la novità ci sorprende e ci inquieta: adesso che accadrà? Come riprendere la vita di prima? E ‘gioia grande’ ed incontenibile per una speranza inattesa e la possibilità di vedere Gesù Risorto; in altre parole viviamo la percezione, anzi scopriamo con sempre maggior consapevolezza, che qui ci giochiamo tutto di noi stessi, cioè gioia di credere nel Signore Risorto e paura di metterci in gioco fino in fondo.

In quel giorno, le donne dopo aver visto il sepolcro vuoto, corrono dai discepoli e comunicano loro la notizia; e costoro, giungono molto dopo al sepolcro, senza prima aver giudicato queste donne sognatrici, allucinate. Queste donne mettono i discepoli in ricerca, li fanno uscire dalle loro chiusure e paure, asserragliati nel Cenacolo. E queste donne invitano anche noi oggi e sempre ad uscire da noi stessi, dalle nostre paure ed angosce, dalle sofferenze e delusioni personali per incamminarci verso il sepolcro vuoto. Allora, i discepoli Pietro e Giovanni arrivano al sepolcro di corsa, vedono, restano ancora increduli. Si accende in loro una speranza, ma poi ritornano nel loro nascondiglio: credono, ma ancora non sono convinti: non ci credono ancora dalla gioia che sperimentano.

E per noi, oggi?

Il sepolcro vuoto interpella la nostra fede, oggi e sempre.

Da quel giorno, il primo dopo il Sabato della Pasqua ebraica, quella luce annunciata il giorno di Natale: ‘Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce’, luce che sembrava soffocata e vinta in quel venerdì drammatico ‘quando si fece buio su tutta la terra ’, ora quella luce risplende forte e viva, vittoriosa, per sempre, perché è la luce del Risorto che ci permette di guardare con occhi nuovi la nostra vita e vedere sul volto dei fratelli non solo i tratti della sofferenza e della miseria, ma anche quelli della speranza, della fede, della dolcezza, della misericordia, dell’amore.

E’ Risorto quel Gesù che il giovedì prima si era consegnato ai discepoli nel pane e nel vino, dopo essersi inginocchiato di fronte ciascuno lavando, come uno schiavo, i loro piedi.

E’ Risorto quel Gesù che abbiamo contemplato venerdì, morire crocifisso ed entrare così nella morte dell’uomo, nella morte di ogni uomo, per amore e con amore, uccidendo così definitivamente la morte, ed uscendo vittorioso dal sepolcro. Così, la vita donata per amore uccide la morte, il silenzio della morte diventa il silenzio misterioso e fecondo della vita, della vita di Dio.

Da quel mattino, allora, la luce del Risorto entra nella notte oscura di ogni uomo, nella storia umana. Le speranze umane scendono nei sepolcri della disperazione e delle illusioni. Ogni giorno vediamo, sperimentiamo, contempliamo che l’uomo è nel sepolcro. Quanti morti, e devastazioni che spezzano la vita, ogni giorno! Certamente si possono aprire i sepolcri, dall’esterno. Ma allora vediamo solo cadaveri che restano tali. Solo se si aprono dall’interno del sepolcro scopriamo la vita.

E Cristo, il Crocifisso per amore e nell’amore esce vittorioso dal sepolcro aperto dall’interno, perché è vita e luce e amore. Il Crocifisso Risorto scioglie il nodo radicale della storia umana, diventa il punto di partenza per una nuova storia; è la novità assoluta dell’uomo, il futuro di ogni uomo; i lacci della morte sono dissolti, il cerchio della morte s’è spezzato.

Così il Crocifisso risorto annuncia che il peccato è stato vinto, lo Spirito Amore è effuso su ogni creatura, ogni vivente è abitato da Dio, la comunione fra l’uomo e Dio è realizzata.

Fratelli e sorelle, è Pasqua: continuiamo a credere: solo colui che si apre alla novità del Risorto, sperimenta nella sconfitta umana del Crocifisso la vittoria definitiva da ogni peccato e morte. E credere vuol dire respirare con il respiro stesso di Dio, il respiro dell’amore: quel respiro che abbiamo ricevuto tutti nel battesimo.

Oggi esplode la gioia, non la gioia godereccia, passeggera dei divertimenti, del consumismo, della spensieratezza, del piacere egoistico, ma la gioia che conosce gli abissi del dolore, gli abissi della miseria esistenziale;

la gioia che esplode per l’incontro con l’Amore Crocifisso e Risorto; la gioia che si concretizza nell’amore fraterno e nell’impegno per la pace e giustizia.

E’ la gioia che Gesù consegna ai suoi che vivono del suo stesso amore: è la gioia di tutti e per tutti.

Buona Pasqua: festa che dà senso a tutte le feste;

gioia piena e totale che si estende a tutti fino ai confini del mondo. Gioia che rivela la verità e la bellezza del Vangelo, la novità assoluta del lieto annuncio.

gioia per l’inedita e sorprendente novità della vita umana destinata a trafiggere la morte ed entrare nella pienezza di Dio, in Cristo Gesù.

gioia che diventa bellezza, amabilità, grazia, dono sorprendente che trasforma la nostra vita;

gioia che ci offre il Risorto, che anche oggi spezza il pane per noi e si fa nostro compagno di viaggio. Esultiamo, allora, e danziamo, con ogni uomo e donna che incontriamo nella nostra vita.

Buona Pasqua a tutti

 

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