Domenica 2^ di Pasqua 11 Aprile 2021

Omelia di Don Edmondo Lanciarotta  –  Parroco

Anche oggi è il ‘giorno di Pasqua: la liturgia, infatti, per otto giorni ha sempre cantato questo ritornello: ‘questo è il giorno fatto dal Signore rallegriamo ed esultiamo’.

Non è sufficiente contenere il mistero della pasqua in un solo giorno temporale: occorrono sette giorni, numero simbolico che esprime la perfezione, più uno, cioè il compimento della perfezione.

La pasqua, infatti è il compimento del tempo: chi entra nella pasqua entra pienamente e definitivamente nel tempo di Dio, il tempo che non conosce tramonto, che non conosce l’ombra del peccato e della morte, ma solo la luce e lo splendore della grazia, della benevolenza, dell’amore di Dio, per sempre. E anche oggi, attraverso il sacramento che celebriamo, veniamo inseriti in questo ‘Giorno del Signore’, il Giorno della nostra definitiva salvezza.

  1. La sera di quel giorno….mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei.

Il Vangelo di oggi ci riporta alla sera di quel primo giorno della settimana, giorno che si era aperto con la visita, di buon mattino, delle donne, piangenti, al sepolcro dove era stato posto il corpo di Gesù crocifisso e lo avevano trovato vuoto ed erano poi state incontrate da angeli che annunciavano che Gesù è risorto.

Subito, dopo esser andate dai discepoli rinchiusi nel cenacolo per paura dei Giudei ed aver annunciando loro l’accaduto, Pietro e Giovanni corrono al sepolcro e lo vedono vuoto; ritornano, increduli, perplessi, smarriti e si rinchiudono in casa con gli altri discepoli.

Proviamo a domandarci cosa avranno fatto i discepoli in quel giorno, cosa avranno provato, cosa avranno sperimentato, che cosa si saranno detti, quali sentimenti avranno sperimentato, quali discorsi, confronti, quali miserie avranno evidenziato, limiti e fragilità, quali lacerazioni e fratture saranno emerse, incomprensioni, valutazioni sul loro comportamento nei giorni della passione di Gesù; il loro smarrimento, le loro paure, le loro angosce, le loro incertezze, i loro sensi di colpa, le loro infedeltà; avranno ricordato le parole di Gesù, le avranno confrontate con i fatti nuovi, con il sepolcro vuoto, saranno emerse tra loro divisioni, lacerazioni, fratture, i loro cuori appesantiti per lo sconquasso della morte in croce del loro Maestro e Signore o pieni di nostalgia per i momenti straordinari di intimità vissuti con lui o rimpianti per non aver vissuto pienamente ed ascoltato profondamente la sua parola quando era in vita: le ore passano inesorabilmente; il sepolcro è vuoto, l’annuncio è stato dato: ‘Gesù, il crocifisso è risorto’.

Eppure costoro sono ancora lì, rinchiusi, impauriti, smarriti, timorosi, increduli, divisi, turbati, sconvolti…ma sono ancora insieme, carichi delle proprie miserie e infedeltà. E quel giorno che era iniziato con un annunzio straordinario, sta ormai terminando, e le ombre della notte stanno ormai ricoprendo tutto e fagocitando questo giorno.

E noi? Qual è la nostra situazione, la nostra condizione, come si troviamo in questo giorno? Anche noi, nonostante aver celebrato la pasqua, aver ascoltato l’annuncio: ‘Gesù, il crocifisso è risorto’, ancora impauriti, dubbiosi, increduli, smarriti, angosciati, turbati, pieni di rimpianti, di nostalgia, di sensi di colpa, di peccato, consapevoli delle proprie infedeltà e miserie, lacerati dentro i cuori, divisi tra di noi?

  1. …venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse: ’Pace a voi’. Detto questo mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù viene loro incontro, si fa presente a tutti e a ciascuno di loro, radunati; entra in casa a porte chiuse, entra nelle loro chiusure, si pone al centro, riprende la posizione, il luogo che sempre ha avuto con i suoi discepoli, dialoga con loro, mostra i segni della sua passione, dona loro il suo amore, il suo spirito, il suo fiato, il suo alito, la sua intimità, la sua dolcezza.

Gesù non rimprovera, non accusa, non condanna, non rifiuta. Gesù, continua ad amare i suoi: è la manifestazione e la rivelazione dell’amore del Padre che si dona ancora e sempre ai suoi amici. Li tratta sempre come suoi amici, non perché se lo meritano, non perché ne hanno diritto, non perché si sono comportati bene e quindi ricevono il premio, ma unicamente perché sono suoi amici, cioè Gesù li ritiene e li considera sempre suoi amici, indipendentemente dal loro comportamento e dalle loro azioni.

Li considera sempre e li tratta sempre come suoi amici, perché li ha scelti, e non può non amarli, non può non donare loro tutto quello che ha. Gesù è la radice, il perno, il fulcro, la sorgente della comunità dei discepoli: sta in mezzo a loro, in piedi, dona ogni ben di Dio, dona la pace, porta gioia a tutti: infatti ‘i discepoli ‘gioirono al vedere il Signore’.

E costoro comunicano la loro esperienza, di aver incontrato, di ‘aver visto ’ Gesù, risorto a chi era assente. Allora mancava Tommaso, detto Didimo. Ma costui afferma di non credere fin a che non vede direttamente e non tocca concretamente con le mani i segni della sua passione.

E noi? Il sacramento che celebriamo ci fa diventare protagonisti attivi di questo evento: il Cristo risorto entra in questa nostra assemblea, ancora chiusa, impaurita, smarrita, divisa, lacerata: Sta, rappresentato dal cero pasquale, in mezzo a noi, ancora increduli, carichi delle nostre infedeltà e miserie; non ci condanna e castiga; ci tratta, invece, come suoi amici, non perché ce lo meritiamo per le nostre azioni e comportamenti, ma perché lui ci ha scelti come suoi amici, e continua a donarci il suo amore, la sua pace, il suo spirito, sempre, anche oggi, in questo luogo della comunità, forse ancora chiuso per tante paure e lacerazioni interne, ma sempre il luogo ove gli amici di Gesù si incontrano se pur fragili e turbati e angosciati e peccatori.

  1. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo…..disse a Tommaso: ’Metti qui il tuo dito….Gli rispose Tommaso: ’Mio Signore e mio Dio’.

Così otto giorni dopo Gesù Risorto incontra anche Tommaso, che era assente al primo incontro e costui, al vedere Gesù esplode in una meravigliosa professione di fede.

Da quel momento di otto giorni in otto giorni Gesù Risorto incontra sempre i suoi radunati nel luogo della comunità, dona la sua pace, il suo Spirito, incontra uno ad uno tutti i suoi amici che si radunano assieme, mostra i segni della sua passione, aspetta con pazienza che lo riconoscano presente e vivo, la loro professione di fede, come Tommaso: ’Mio Signore e mio Dio’, e diventino così suoi testimoni gioiosi e credibili, portando a tutti l’annuncio del vangelo, cioè che Gesù è il Cristo, il Figlio Dio e così credendo ogni uomo possa raggiungere la salvezza, la vita eterna. Gesù è paziente, aspetta tutti e ciascuno, mostrando i segni della sua passione; aspetta con pazienza che ognuno passi dall’incredulità alla fede, che lo riconosca risorto e vivo e presente nella propria storia umana, personale e familiare e sociale.

E noi? Ecco che di otto giorni in otto giorni, si arriva a noi: al nostro tempo: ecco la Domenica, il Giorno del Signore, il giorno della comunità radunata, il giorno in cui il Signore incontra i suoi amici e dona loro il suo spirito, la sua grazia; il giorno dell’eucaristia, in cui il Risorto spezza il pane, e lo condivide con i suoi amici da lui convocati, il giorno in cui i discepoli lo riconoscono risorto, in cui a turno, uno alla volta, sempre nuove persone lo riconoscono vivo e diventano suoi testimoni nel mondo.

Solamente se lo incontriamo e riconosciamo come Signore e Dio, cioè passando da increduli a credenti, possiamo annunciarlo agli altri, superando paura e smarrimento, diventando così concretamente suoi testimoni gioiosi e credibili nel mondo.

La nostra testimonianza non deve limitarsi al solo annuncio verbale: ’Gesù è risorto’: sarebbe sterile e vuoto, insignificante e superficiale, oggetto di derisione e rifiuto.

L’annuncio agli uomini di tutti i tempi che Gesù è risorto ed è la salvezza del mondo, sarà un annuncio fecondo solo se accompagnato da una testimonianza credibile e gioiosa di coloro che lo hanno sperimentano ed incontrato nella propria vita e che manifestano concretamente i segni della sua presenza, senza imposizioni o forzature, obblighi o precetti.

Infatti, le persone saranno immediatamente sorprese, positivamente stupite, intimamente meravigliate dal nostro comportamento in casa quando manifestiamo pazienza e tenerezza, o al lavoro, quando manifestiamo professionalità, competenza, fedeltà, di fronte la sofferenza vissuta con dignità e silenzio, o la morte accolta con dignità e abbandono, quando subendo ingiustizia e falsità continuiamo a perdonare ed amare: dal nostro comportamento saranno interpellate e aperte alla possibilità di incontrare e riconoscere anche loro Gesù Risorto e giungere alla professione di fede.

Ognuno ha il proprio cammino, i propri tempi per incontrare e riconoscere Gesù, crocifisso e risorto e giungere alla salvezza: Gesù è paziente ed afferma: ’beati quelli che non hanno visto e hanno creduto’.

Questa beatitudine è per tutti noi e per quelli che anche grazie a noi crederanno in Gesù Cristo Risorto.

 

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