Giovedi Santo 1 Aprile 2021

 Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – parroco

Siamo immersi, attraverso il sacramento che celebriamo, nel mistero di Dio che tutto e tutti abbraccia e che ci rigenera nella misura in cui noi ci rendiamo disponibili alla sua azione per scoprire che la nostra esistenza è salvata e benedetta da Dio.

La nostra vita, in questo momento delicato e doloroso della storia umana è caratterizzata da situazioni che possono disturbare o ostacolare l’accoglienza della novità e della bellezza dell’amore di Dio che si manifesta nel dono di Gesù, il dono della sua vita nell’Eucaristia: mistero che oggi celebriamo.

Gesù va verso il compimento della sua missione nel mondo. I suoi gesti e le sue parole rivelano la verità profonda della sua identità e della sua missione ricevuta dal Padre. Il suo itinerario terreno, l’annuncio del suo vangelo va verso il compimento, verso il traguardo, va verso la Pasqua, il mistero della salvezza.

Noi oggi celebriamo questo suo banchetto che riassume tutta la sua vita, la storia di Dio con l’umanità, quella storia iniziata con Abramo, proseguita con i Patriarchi Isacco e Giacobbe e che ha avuto in Mosè, con la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, il momento centrale, il momento massimo, l’apice, stipulato poi con il patto dell’alleanza celebrato anno dopo anno con la Pasqua.

Momento celebrativo della Pasqua era la ‘cena dell’agnello con pane azzimo ‘: ebbene Gesù in quella sera, dopo aver celebrato la Pasqua, fa un passo in avanti, porta a compimento, a perfezione la storia di Dio con gli uomini: nel segno del pane e del vino, dona tutto se stesso, e consegnando se stesso, consegna tutto Dio all’uomo, consegna tutto quanto ha, cioè tutto l’amore del Padre per l’umanità e per salvarla definitamente.

Siamo qui non solo per ricordare eventi del passato carichi ancora di inviti e riflessioni di bontà, capaci ancora di portare un po’ di bene, di animare la nostra storia e portare un po’ di conforto e sostegno alla nostra vita presente, consapevoli però che tutto rimane come prima, che nulla cambia perché sono eventi del passato troppo lontani e staccati dalla nostra storia attuale e presente. Siamo qui invece per diventare protagonisti degli eventi narrati, per renderli, attraverso l’azione dello Spirito Santo, vivi ed efficaci nella nostra vita, attuali e concreti nella nostra storia personale, familiare e sociale.

La fede ci invita a scoprire nel sacramento che celebriamo il senso il profondo degli eventi  diventando protagonisti di questi eventi accaduti duemila anni fa e che ci sono ancora offerti oggi per la nostra salvezza.

Nel sacramento che celebriamo possiamo concretizzare gli eventi e scoprire che proprio quella sera, durante il banchetto della Pasqua, il banchetto di Gesù con i suoi è nata, possiamo dire, la ‘messa di prima comunione’: Gesù allora ha raccolto i suoi amici, ha detto loro: ”Ho desiderato ardentemente mangiare con voi la Pasqua”, li ha chiamati, convocati attorno alla tavola per donarsi loro totalmente e completamente.

Questo accade oggi. Gesù lo dice a noi oggi: “Ho desiderato ardentemente stare con voi…”, donarmi a voi per sempre, perché voi siete miei amici. In altre parole non siamo noi gli amici di Gesù, ma è lui che ci tratta da suoi amici e ci chiama ad essere suoi amici.

In quel primo banchetto i suoi amici, gli apostoli, non erano allora santi, immacolati, puri, degni del dono. Ma erano stati chiamati da Gesù a fare la Pasqua con lui. Era per loro la prima comunione. Questo evento si rinnova anche oggi: accade anche oggi per noi che non siamo puri, santi, immacolati, degni di ricevere questo dono da Gesù, ma ci sentiamo da lui chiamati, nonostante le nostre miserie e infedeltà, a ricevere il suo dono, ed oggi venendo qui, abbiamo risposto alla sua chiamata.

Nel gesto dello spezzare il pane con le parole ‘prendete e mangiate, questo è il mio corpo’, nel gesto del consegnare il vino nel calice con le parole :’questo è il mio sangue’ , donandoli ai suoi amici, Gesù riassume tutta la sua esistenza terrena fino a quel momento: la sua vita finora è sempre stata un donarsi, un consegnarsi, un prendersi cura di chi si trovava in difficoltà, nella sofferenza, nel bisogno, un aiuto ai poveri e sofferenti, un guarire gli infermi ed ammalati, un perdonare i peccatori.

Gesù ha passato la sua vita sanando e guarendo tutti coloro che gli si avvicinavano. Ma contemporaneamente in questo stesso gesto Gesù anticipa quanto avrebbe realizzato di lì a poco sulla croce: avrebbe donato pienamente e totalmente per sempre la sua vita: il suo corpo sarebbe stato spezzato, crocifisso, il suo sangue sarebbe stato sparso in croce: un gesto definitivo, un dono totale di sé per la salvezza di tutti, per rivelare fino dove arriva l’amore di Dio per ogni uomo.

Ecco, oggi accade per tutti noi questo mistero, questo dono di Gesù: dice a noi tutti: ’prendete e mangiate questo è il mio corpo, prendete e bevete questa è la mia vita per tutti voi’.

Prendete la mia vita, il mio amore, la mia grazia: è tutto l’amore di Dio per voi.

Così da quel momento, anche oggi in maniera solenne, e per sempre, in ogni eucaristia, che diventa sempre la nostra prima comunione, noi mangiando il pane ci nutriamo della vita stessa di Dio, veniamo messi nelle condizioni per accogliere la sua stessa vita. Inoltre le ulteriori sue parole parole: ’fate questo in memoria di me’, diventano una consegna che anche noi riceviamo, come i discepoli allora: fare cioè della nostra vita quello che Gesù ha fatto della sua, cioè sempre un atto d’amore, in modo che possiamo scoprire la bellezza dell’amore che si consegna, e progredire nel cammino della vita come discepoli del Signore proprio perché sostenuti e alimentati da questo dono che ci abilita a vivere la stessa vita di Gesù.

Tutto questo accade oggi: mangiando di questo pane spezzato, donato a tutti, senza differenza, nutriti di questo pane veniamo messi nelle condizioni di fare della nostra vita un dono a chi incontriamo, un consegnarci a chi si trova nella sofferenza e nel bisogno, proprio come ha fatto Gesù e grazie a lui.

Purtroppo dopo una sessantina d’anni da questa Pasqua di Gesù con i suoi amici, da questa loro ‘prima comunione’, dopo aver per tanti anni celebrato l’eucaristia, nelle diverse comunità cristiane che nel frattempo erano sorte con la predicazione degli apostoli si riscontravano fenomeni di divisioni tra fedeli, rivalità tra gruppi, fratture tra cristiani, contrapposizioni di stili di vita e lacerazioni del tessuto ecclesiale, fatti che mettevano in crisi la comunione tra i discepoli di Gesù cristiani.

Ecco che l’unico apostolo ancora in vita, Giovanni, che al tempo di Gesù era il più giovane, interpellato da questi fatti dolorosi ha ricordato un gesto ulteriore di Gesù proprio in quella stessa cena, mentre mangiavano la Pasqua: un gesto non ricordato dagli altri evangelisti, ma molto importante per dare ulteriore significato e verità allo spezzare il pane e al versare il vino.

Gesù dopo aver spezzato il pane si alza da tavola e lava i piedi ai suoi amici: gesto che generalmente veniva fatto dagli schiavi: ebbene lui, Gesù, il Maestro e il Signore che lava i piedi ai suoi discepoli, li invita a fare altrettanto, per poter vivere la comunione con lui e per essere in comunione sempre con lui. Gesù con questo gesto si è messo ai piedi dei suoi amici, si è messo in ginocchio davanti ai suoi amici ed ha lavato loro i piedi.

L’invito viene rivolto anche a noi: metterci in ginocchio difronte agli altri, come la sposa di fronte allo sposo e viceversa, consapevoli che chi ama parte per primo.

Pietro nella sua generosità, nel suo entusiasmo, nel suo orgoglio non vuole ricevere da Gesù questo gesto affermando: ’tu non mi laverai mai’. E Gesù gli risponde: “se non ti laverò non avrai parte di me’.

Con questa espressione Gesù non si presenta permaloso o capriccioso, ma esprime una profonda e drammatica realtà che possiamo così semplicemente esporre: ‘di fronte a uno che non vuole il mio amore cosa posso farci? Di fronte a uno che non vuole l’amore di Dio, che non vuole essere amato, Dio cosa può fare? Niente.

E questo anche per noi.

Se non mangiamo l‘eucaristia, se cioè non ci laviamo i piedi gli uni gli altri non possiamo far parte dell’amore di Dio. Solo mangiando l’eucaristia, cioè solo se ci lasciamo amare da Gesù, veniamo messi nelle condizioni di vivere la vita non solamente secondo i nostri criteri e modalità ed attese ed aspettative, sentimenti ed emozioni, ma con lo spirito stesso di Gesù.

Allora primario, prioritario non è amare: amare è secondario: primario è e resta sempre lasciarci amare da Dio.

Io prego perchè l’esperienza umana, i nostri amori ci facciano intuire la profondità e l’incommensurabilità di questo amore divino che desidera che ci lasciamo amare da lui.

Ognuno potrebbe e dovrebbe dire: ’cosa ho di degno per essere ancora amato da te, guarda quanta miseria ho, quanto grande la mia infedeltà, eppure ancora tu mi ami!’ E’ lo stupore dell’amore.

Siamo invitati a sperimentare questo amore, a lasciarci amare da Dio.

Pietro si è lasciato lavare i piedi da Gesù. Solo se ci lasceremo amare entreremo nella dinamica divina, nella nuova prospettiva, quella pasquale.

Preghiamo perché in questo tempo di pandemia l’eucaristia che ci viene offerta diventi occasione di grazia per fare esperienza di Dio che si inginocchia di fronte a noi e consegna tutto l’amore di Dio.

Tra poco ci toccherà nell’eucaristia, prenderemo il suo corpo: noi che in questi tempi abbiamo paura di toccarci, smarriti per la paura di essere infettati, angosciati, sempre in difesa, distanziati: ebbene il Signore ci tocca e veniamo rigenerati per trovare nuove modalità, per continuare a vivere come suoi discepoli.

Gli adolescenti presenti, che accolgono l’invito a celebrare oggi la ‘comunione solenne’, possano riscoprire la bellezza della loro m.essa di prima comunione e poterla rivivere non solo oggi, ma sempre.

E tutti noi: preghiamo perché le nostre messe quotidiane, settimanali, possano essere sempre la ‘nostra messa di prima comunione’, perché in ogni messa non c’è ripetitività, consuetudine, ritualità, ma sempre originalità, specificità, vissuta con lo stupore e la meraviglia di uomini e donne che sperimentano che Dio si perde per ciascuno di noi.

Quindi l’espressione di Gesù a Pietro è per tutti: ‘Tu ora non lo capisci, lo comprenderai dopo’.

Intanto lasciati amare, intanto lasciati lavare i piedi, intanto lasciati nutrire, intanto lasciati amare da Dio, e poi la comprensione arriverà. Con fiducia.

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