Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – parroco
‘Signore, tu lavi i piedi a me?’ ovvero, la rivelazione del ‘Dio in ginocchio’
Ci troviamo nel cuore della celebrazione della Pasqua, all’interno del gioioso e festoso banchetto con il quale si celebrava la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto operata da Dio attraverso il suo servo Mosè mangiando il vitello, pane azzimo ed erbe amare e bevendo il calice del ringraziamento. Gesù ha desiderato ardentemente celebrare la Pasqua con i suoi discepoli. Ora sono tutti radunati a tavola ed hanno ormai terminato la cena.
1.La coscienza filiale di Gesù
Gesù si rese conto che era giunta l’ora di fare, anche a costo della vita, gesti di agàpe, di amore, capaci di rivelare in modo definitivo che ‘Dio è agàpe’, ‘Dio è amore.’(1 Gv 4,8.16). Gesù, dopo la risurrezione di Lazzaro, vede la sua morte non come una discesa nel regno oscuro dei morti, ma il passaggio, obbligato e doloroso, da questo mondo all’eterna comunione con Dio-agàpe. Sente che era vicino questo ‘passaggio’ .
Ecco che Gesù, così affermano i Vangeli Sinottici: ‘dopo aver mangiato’, appunto, aver mangiato la pasqua ebraica, cioè l’agnello, pane azzimo ed erbe amare, ”prese il pane lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: ’questo è il mio corpo’…’prendete e mangiate’; poi prese il calice e disse: ‘questo è il mio sangue, della nuova alleanza …prendete e bevete.’ Il Vangelo di Giovanni, invece, scritto dopo circa cinquant’anni dai tre vangeli sinottici, a questo punto afferma: ’Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli ed ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si sera cinto”. In due versetti vi sono otto verbi. Dio ama gli uomini a tal punto da servirli in ginocchio, persino quando sono schiavizzati dal peccato : come Giuda che l’avrebbe tradito, Pietro che l’avrebbe rinnegato e gli altri che l’avrebbero abbandonato.
Gesù, il Signore e il Maestro, si veste da servo e compie verso i discepoli i gesti dei servi, mentre i discepoli, proprio perché serviti, assumono la condizione di signori e maestri.
Certamente questa ‘epifania del Dio in ginocchio’ è in piena discontinuità rispetto alle tante pagine dell’AT secondo cui sono gli uomini a servire Dio. Invece l’insuperabile rivelazione teologica che rifulge nella lavanda dei piedi è appunto che Dio che è agàpe, ama gli uomini e li serve in ginocchio.
Alla fine Gesù, nei Sinottici dice: ’Fate questo in memoria di me’, e in Giovanni dice: ‘se dunque io il Signore e il Maestro ho lavato i piedi a voi anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri…perché come ho fatto io facciate anche voi”. Gesù rinnova l’opzione fondamentale della sua vita: ’avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine (Gv 13,1): ponendo il gesto della lavanda dei piedi intendeva rivelare la verità profonda della sua vita e cioè rivelare così che ‘Dio è agàpe’.
In quella sera a conclusione del banchetto pasquale, Gesù pone due gesti, consegna se stesso nel pane e nel vino ai suoi discepoli e lava loro i piedi e li invita a fare altrettanto: due gesti che reciprocamente si richiamano, si commentano e si spiegano.
3.Le resistenze del discepolo
Pietro non vuole farsi lavare i piedi. Pietro fraintende quanto Gesù sta facendo. Interpreta quest’atto come un gesto drammatico, di scandalo. Un’azione troppo umiliante ed anche fuori posto. Un comportamento che egli non può assolutamente accettare e s’irrita. La sua resistenza a farsi lavare rivela un uomo che amava davvero Gesù, ma che non aveva ancora capito che la condizione ‘sine qua non’ , la condizione determinante del discepolo era lasciarsi amare da Lui e dal Padre suo. La tentazione di Pietro è quella di pensare di salvarsi da solo, una tentazione particolarmente insidiosa, perché mimetizzata sotto l’apparenza di servire con generosità Gesù e il Padre suo. Però la prospettiva della separazione – ‘se non ti laverò non avrai parte con me’ – terrorizza l’apostolo e spaventato dall’idea di perdere Gesù accetta il gesto del Maestro fino in fondo. In altre parole Pietro rifiuta la croce non solo per Gesù, ma anche per se, perché comprende bene che il destino del Maestro lo coinvolge totalmente.
Come chiesa, anche noi siamo inviati a comprendere questa rivelazione di Dio in Gesù e diventare una comunità di persone che, proprio perché credono al Dio in ginocchio, vivono questa dimensione. Principio e fondamento della fede cristiana, allora, è lasciarsi amare dal Dio-Abba di Gesù, dato che non siano stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e per questo ha mandato il suo Figlio (1 Gv 4,10).
Nonostante le resistenze di Pietro e l’imbarazzo degli altri discepoli, e in un contesto di peccato Gesù prosegue nel suo donarsi: consegna se stesso nel pane e nel vino, rivela con il lavare loro i piedi di continuare ad amare anche Giuda e Pietro e gli altri fino alla fine.
3.Gesto profetico
Nel gesto di Gesù noi troviamo tutto il senso, tutto il significato della sua vita. Gesù si mette a nostra completa disposizione, si consegna nelle nostre mani, si offre come nostro nutrimento per essere il Dio-con-noi e per noi.
In questo gesto, e la lavanda dei piedi lo evidenzia in maniera solenne, Gesù ci rivela non solo ciò che Gesù ha fatto a ciascuno dei discepoli, e quindi a ciascuno di noi, per sempre, ma anche ciò che Dio è, cioè un Dio che è servo dell’uomo, un Dio in ginocchio difronte ad ogni uomo e donna.
Inoltre in questo gesto è svelato, è rivelato anche il senso della nostra vita: la nostra vita ha senso soltanto e nella misura in cui è vissuta come totale disponibilità, aperta agli altri, aperta al dono di sé, una vita che si consegna, che si offre, che si dona perdutamente, e sempre.
Infine, questo gesto svela anche il senso della nostra comunità cristiana e di ogni comunità cristiana cioè della chiesa, di fratelli e sorelle che si amano reciprocamente e che realizzano concretamente il comando di Gesù: ’fate questo in memoria di me’, ovvero ‘lavatevi anche voi i piedi gli uni gli altri come ho fatto io’. Ecco la sintesi completa del comandamento dell’amore vissuto e donato in quel straordinario e drammatico banchetto pasquale di Gesù con i suoi amici.
Gesù non ci comanda di renderci questo determinato servizio, che egli ha reso ai discepoli una sola volta in vita sua, ma ci chiede di vivere come ha fatto lui in tutta la sua vita: essere trasparenza di Dio, impegnare la propria esistenza a totale servizio dell’uomo.
E’ difficile accettare l’amore di quel Dio ‘che ha tanto amato il mondo da donare il suo unico figlio ’(Gv. 3,16). E’ difficile accettare l’amore di Gesù, il quale dopo aver ricordato che ‘nessuno ha un amore più grandi di questo: dare la vita per i propri amici’(Gv 15,13) dona la sua vita per noi.
Le parole di Gesù rivelano il comandamento nuovo offerto ai discepoli e a tutti coloro che sono e desidereranno essere e diventare suoi discepoli: amare Dio amando il prossimo, proprio ‘come’ ha fatto Gesù. La parola centrale è il ‘come’ (katos) , ’come’ io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri’(Gv 13,34). Non solamente il complemento di paragone, ma anche il significato ‘causale’: amarci vicendevolmente ‘siccome’ lui ci ha amati e continua ad amarci mediante il suo Spirito, appunto, per il fatto che Gesù ci ha amati anche noi siamo messi in grado, siamo messi nelle condizioni di amare anche noi gli uni gli altri, verso la felicità che prova il ‘Dio in ginocchio’ nel servire le sue amate creature.
Anche oggi in questo banchetto pasquale il Signore Gesù spezza per tutti noi il pane e versa il vino: lo consegna a tutti noi: ’prendete e mangiate, prendete e bevete…’ Accogliamo questo dono. Oggi il Signore Gesù lava i piedi a tutti noi: lasciamoci amare, così come siamo. Solamente se ci lasciamo amare, solamente se mangiamo il pane che ci offre, se mangiamo la sua stessa vita che ci viene donata al di là e oltre le nostre infedeltà, saremo messi nelle condizioni di amare ‘come lui , e ‘grazie a lui ’, cioè di amarci gli uni gli altri ‘ come’ ha fatto lui.