Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – Parroco
Contempliamo oggi, del mistero della BV Maria, l’evento primordiale, l’inizio divino e meraviglioso del suo primo apparire nella storia, l’evento silenzioso e straordinario di Dio in Maria, la sua Immacolata Concezione. Mistero della fede da sempre professato dalla Chiesa fin dai primi tempi e poi viva via lungo i secoli sempre più approfondito e celebrato nella liturgia, fino alla solenne proclamazione nel dogma della Chiesa da papa Pio IX l’8 dicembre 1854. La Parola di Dio proclamata in questa liturgia ci permette di abbracciare in un solo sguardo il mistero di salvezza: nonostante il peccato dell’uomo (prima lettura), Dio non si stanca, non viene meno a realizzare il suo progetto primordiale, a concretizzare il suo desiderio originario, di inserire nella sua vita divina, nel suo amore, nella sua grazia, tutta l’umanità (seconda lettura), al punto che la sua promessa, che attraversa tutta la storia, si concretizza nell’Incarnazione del Figlio, grazie al ‘si’ libero e pieno di amore di Maria (Vangelo).
Chiediamo la grazia allo Spirito Santo di poter entrare nel mistero che ci viene ancora una volta presentato oggi; la grazia per contemplare il capolavoro di Dio realizzato in Maria; la grazia di poter vivere nella nostra carne, nella nostra storia il mistero che ci viene donato in questa celebrazione, per lasciarci fare, lasciarci modellare, lasciarci ‘manipolare’ dall’azione di grazia e di amore di Dio, come è avvenuto in Maria, modello e primizia della Chiesa.
Da sempre, fin dagli inizi Dio, fin dal principio Dio ha rivestito di grazia e di amore l’umanità, rappresentata da Adamo, l’uomo, e da Eva, la donna, ponendoli in una condizione divina, che le Scritture chiamano il ‘paradiso terrestre’; Dio fin dagli inizi ha posto l’uomo accanto a sé in una comunione intima divina, senza ostacoli, rappresentata dall’’essere nudi’, cioè trasparenti, senza veli, in una relazione feconda e amorosa tra l’uomo e la donna, il tutto nella piena e totale libertà. Purtroppo, sappiamo cosa è avvenuto: l’uomo ha pensato di bastare a se stesso, l’uomo ha pensato solo a sé stesso, di essere autosufficiente, di poter decidere a prescindere da Dio e quindi ha interrotto la relazione: ecco il peccato originale, cioè il peccato degli inizi, il peccato che sta alle origini di ogni peccato umano: porre al centro della propria storia l’io e non più la relazione con Dio: da qui un crescendo di peccato e di malvagità compiute dall’uomo nella sua libertà tale da coprire l’umanità di male e di peccato e chiudersi definitivamente a Dio.
Pur tuttavia Dio non si stanca dell’uomo, non si ferma davanti al suo peccato, davanti al suo rifiuto; Dio non si stanca del suo progetto, non viene meno al suo desiderio di vivere pienamente in relazione con l’uomo da lui creato: crede ancora nell’uomo, è ‘testando’, crede nella bontà della sua creatura. E così ha sempre tentato, in tanti modi, di mettersi in dialogo con l’uomo, fino ad incontrare Abramo e poi i Patriarchi e poi i Profeti e poi i Sapienti di Israele e via via i poveri di Dio che attendevano il suo intervento, la sua salvezza nella loro storia. Dio entra ancora e sempre nella storia degli uomini; li va a cercare e chiede come allora ad Adamo: ‘Dove sei’? non tanto per castigare l’uomo, ma per riprendere il dialogo che la sua creatura ha interrotto, e ristabilire la relazione d’amore con l’uomo che l’ha spezzata.
Ad un certo punto, ecco, che Dio nel suo disegno d’amore, pone una creatura, agli inizi della sua esistenza storica, cioè nel suo concepimento, nelle stesse condizioni, possiamo dire, in cui ha posto l’uomo fin dagli inizi: pone la creatura Maria concepita nel grembo di sua madre nelle stesse condizioni in cui aveva posto l’uomo, Adamo ed Eva delle origini, cioè in una condizione divina, piena di grazia e di intima unione. Oggi contempliamo questo evento: e questo evento viene annunciato e rivelato alla creatura Maria dall’angelo quando incontrandola le si rivolge con queste parole: ’Rallegrati piena di grazia, il Signore è con te’. L’angelo non la chiama per nome, la chiama rivelando il suo essere, la sua profonda identità, cioè, ‘piena di grazia’, cioè, ‘tutta bella’, ‘checaritomene’, ‘tota pulchra’,’ bellissima’, ‘piena di Amore’, ‘piena di Dio’, ‘piena di Grazia’. Dio ha trovato questa creatura bellissima, in lei si è compiaciuto; è rimasto meravigliato della bellezza della sua creatura. ‘Trovare grazia presso Dio’ vuol dire che è la presenza stessa di Dio in Maria a fare di Maria una creatura di grazia, cioè, Amore che suscita Amore: Dio, amore suscita amore in Maria; Maria è stata e rimane oggetto del favore divino. In altre parole ‘essere ricolma di grazia’ prima di essere una caratteristica di Maria, rivela il comportamento di Dio nei suoi confronti, il suo modo di guardarla e di incontrarla. Maria, che fa questa esperienza, cioè di essere guardata in questo modo da Dio, risponde pienamente al suo volere, alla volontà di Dio espressa dall’angelo. Lo sguardo di Dio in Maria la trasforma, rendendola amabile agli occhi di Dio. Maria, l’amata da Dio è in quanto amata, totalmente rinnovata da questo amore. E così, pienamente rinnovata dalla grazia di Dio, totalmente ‘manipolata’, ‘modellata’ dal suo amore, totalmente ripiena del suo Amore, Maria si rende disponibile, nella piena libertà, al progetto di Dio.
Maria, avrebbe potuto anche dire di ‘No’ a Dio. Dio pone sempre la sua creatura nella libertà: se Maria non fosse stata libera di scegliere, sarebbe stata ‘costretta’, ‘obbligata’, sarebbe diventata un ‘burattino’ nelle mani di Dio’: ebbene Dio non vuole fare di noi dei burattini, dei giocattoli, ma persone che nella piena e totale libertà lo riconoscono, lo ascoltano e gli rispondono amando, rispondono all’amore ricevuto con amore, sempre nella piena libertà. Maria, piena di amore risponde con amore all’amore di Dio: e qui accade la meraviglia, il capolavoro di Dio: Maria, allora nella piena libertà si lascia fare da Dio e risponde: ‘sono la serva di Dio’, sono la serva dell’amore. Maria non ha risposto: ‘mi metto a servizio’, ‘offro un po’ del mio tempo’, della mia vita, ma dice: ‘sono serva’ cioè, schiava dell’amore: non avanzo alcuna pretesa, alcun diritto se non quello di vivere dell’amore che mi viene donato. E così Maria si rivela piena di grazia, piena dello splendore della santità divina, della sovrabbondanza dell’amore effuso nel suo cuore: grazia, cioè, capacità di amare e di donarsi per la gioia di altri.
Tra le tante caratteristiche che possiamo trovare in Maria tale da renderla ‘piena di grazia’, ne evidenzio tre che possono, con l’intervento dello Spirito Santo, essere realizzare anche noi, nella nostra storia umana. Sono alcune espressioni che potrebbero diventare occasioni per la meditazione personale e comunitaria, in questo tempo di Avvento del Signore, imparando da Maria a saper accogliere il Dio nella nostra vita, come l’ha saputo accogliere lei.
Silenzio: oggi, siamo sommersi in maniera alluvionale dalle parole: non solo c’è l’orgia delle parole, ma c’è anche la perdita di fiducia nella parola. Senza silenzio non si ascolta Dio. Nel silenzio si diventa ‘uditori della Parola’. E poi camminare lungo i sentieri degli ‘alti silenzi’ per scoprire la verità profonda del proprio essere, per immergerci intimamente nel profondo del mistero della vita, dell’esistenza umana, per scoprire di essere abitati da una presenza. Il silenzio ci induce al dono di noi stessi: Maria, la donna del silenzio, del raccoglimento, del nascondimento, la divina taciturna, di un silenzio adorante, rapita nell’infinito di Dio.
Ascolto: solo in silenziose profondità l’uomo tocca l’essenza del proprio essere e può ricevere la parola quale perla preziosa delle profondità. E’ stata per prima la Parola a rompere il silenzio e a dire il nostro nome. Maria ascolta, recepisce, fa il vuoto in se stessa per essere recezione, per accogliere, per far spazio in lei alla parola; Maria piena disponibilità, totale accoglienza, ascolto profondo. Ascoltare, allora, è riconoscere il primato dell’iniziativa gratuita di Dio. L’ascolto richiede che si abbia fiducia in colui che parla, accettare responsabilmente il rischio della fede, credere senza vedere. L’ascolto è preghiera, offerta e sacrificio.
Obbedienza: il ‘si’ che risponde alla Parola accolta; l’offerta totale della propria volontà, della propria vita, nella piena libertà; risposta d’amore all’amore ricevuto; lasciarsi rivestire di bellezza e di amore. Affermare nella gioia di essere i servi dell’amore. Lasciare che sia il Signore a operare nella nostra vita e a compiere il miracolo del cambiamento del cuore. Maria: ascolta, vive nell’amore e si offre nell’amore. E questo non è solo un atto di obbedienza, ma è il modo specifico, peculiare di collocarsi difronte al Signore e di entrare nella giusta relazione con lui.
Quindi anche noi: fare silenzio, imparare ad ascoltare, diventare servi gioiosi dell’amore che riceviamo quotidianamente nella nostra vita. Scoprire di essere amati da Dio fin dall’inizio, da sempre: questo ci permette di ascoltare il Signore che parla, di gustare la libertà dell’amore e di fare della nostra vita un dono d’amore. Diventare anche noi ‘schiavi’ dell’amore, cioè scoprire che il tutto della nostra vita dipende dalla Parola di Dio accolta in verità e amore. Anche per ciascuno di noi accade che l’angelo del Signore si rivolga dicendo: ’hai trovato grazia presso Dio’, in altre parola, sei una bellissima creatura, sei piena di grazia, del mio amore.