Mercoledi 17 Febbraio 2021

Mercoledì delle Ceneri

Omelia di Don Edmondo Lanciarotta  –  parroco

 

Lo scorso anno proprio il mercoledì delle ceneri ha visto l’inizio della ‘quarantena’ e la sospensione anche di ogni celebrazione liturgica causata dalla pandemia di COVID-19. Immediatamente sorge una domanda: da un anno ad oggi cosa è cambiato nella nostra vita in relazione alla fede nel Signore? Siamo cresciuti nella fede ‘pasquale’? Cosa abbiamo imparato dalla vita quotidiana in questo tempo di pandemia? Siamo cresciuti nella bontà, nella concordia, nella pazienza, nella fiducia, nella speranza, oppure siamo ancor più smarriti, impauriti, angosciati, delusi, dispersi, amareggiati, incattiviti….?

1. ”Questo è il tempo favorevole per la nostra salvezza”.

Un’altra ‘quaresima’, ovvero, un altro tempo di grazia che ci viene offerto per vivere nella storia umana il mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Un tempo per passare con sempre maggior consapevolezza dalla ‘cronaca’, cioè da eventi che passano inesorabilmente, si consumano frettolosamente, al ‘cairos’, cioè a eventi portatori di grazia, di gioia, di vita, di salvezza. Ovvero, da un tempo vuoto, che inesorabilmente passa e tutto fagocita e distrugge ed annienta, ad un tempo in cui accade la presenza di Dio e quindi tutto viene ricapitolato in Gesù e nulla dell’umano va perso e distrutto. Come può accadere che un anno di pandemia devastante dal versante sanitario, economico- sociale e relazionale possa diventare un tempo di ‘grazia e di salvezza’? Certamente se continuiamo a pensare, come affermavo lo scorso anno in questa occasione, “che l’immunità perfetta dalla malattia e dalla morte sia questione di tempo e di mezzi” diventa impossibile entrare nel ‘cairos’, non solo perchè questo “ci rende ogni giorno più vulnerabili”, ma perché ci impedisce di comprendere che “non siamo padroni della vita”, perchè la vita è un mistero d’amore, il cui inizio e la cui destinazione non sono a nostra portata. La sua custodia è affidata alla nostra responsabilità, ma la sua risoluzione va accolta nella fede”. Riflettiamo, allora, solo per iniziare, sulle drammatiche conseguenze causate dalla perdita dei legami comunitari, dalla lacerazione delle relazioni umane, dall’uso fuorviante dei mezzi di comunicazione che spazzano via le parole di verità decretando il trionfo della chiacchiera, dall’idolatria del guadagno ad ogni costo, da una politica litigiosa e demagogica del capro espiatorio, dell’untore occulto, dalla crisi economica e familiare, e da quella che molti chiamano ‘ catastrofe educativa’ nei confronti delle giovani generazioni.

In Cristo Gesù il tempo si è rovesciato: il tempo di morte diventa possibilità di vita, la tristezza diventa gioia, la sfiducia diventa speranza, la schiavitù diventa libertà, la tenebra diventa luce: la fede spezza le catene del tempo e l’amore ci trasporta nell’eternità.

2. ”Vi supplichiamo, in nome di Gesù Cristo: Lasciatevi riconciliare con Dio”

Anche quest’anno risuona questo appello; come cristiani non siamo esonerati: per primi siamo invitati a lasciarci riconciliare con Dio o saremo tutti in ostaggio dei piccoli padreterni di turno che ci convinceranno che vale la pena di vivere solo se perfetti e invulnerabili, che ‘andrà tutto bene’, che la responsabilità è sempre degli altri e non ci riguarda, che ognuno ha la propria giustificazione, fino a giungere all’indifferenza irresponsabile (‘non è un mio problema’) e alla paura incontrollabile (‘si salvi chi può’). La quaresima che oggi inizia non può non purificarci dalla nostra indifferenza al mistero della vita: fragile, debole e contemporaneamente straordinaria in quanto luogo e tempo in cui Dio si fa presente con la sua grazia e il suo amore per renderla divina attraverso lo Spirito del Figlio Gesù. L’appello in questa quaresima deve capovolgere i nostri modi di vedere: si va incontro a Dio e ci si incammina riconoscendo prima di tutto che è Dio che viene verso di noi; riconoscere cioè che noi siamo stati amati per primi quando ancora eravamo peccatori, e sempre veniamo amati da Dio, anche se peccatori. Solo se facciamo questa scoperta che Dio ci ama ancor prima di noi, solo se Dio ci ama gratuitamente, allora anche noi saremo messi nelle condizioni di lasciarci amare da Dio e quindi di amare gratuitamente.

3. ”Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso benigno”.

La quaresima è tempo per ritornare a Dio, per cambiare lo stile di vita, per ‘convertirsi’, cioè voltarsi indietro, tornare sui propri passi, ritornare alla primitiva relazione , ritornare a Dio. E’ l’atto fisico di chi cambia direzione. Un invito alla conversione che deve avvenire con tutto l’uomo, cioè con il suo cuore. La conversione è un fatto ‘personale’ e ‘interiore’, da non confondere con un volontarismo ascetico individuale, perché convertirsi è accogliere il mistero di salvezza che Dio Padre ci propone. La conversine è anche un fatto comunitario, come bene afferma la prima lettura: andiamo allora verso la Pasqua come popolo di quel Dio che ripropone alla storia dell’uomo un esodo continuo, un’uscita dal male e da ogni schiavitù di male, un cammino quotidiano. Come comunità cristiana siamo chiamati ad entrare nella Quaresima anche come ‘popolo’ che propone e realizza, pur in maniera sempre imperfetta, il progetto di Dio, uno stile di vita alternativo, un modo di pensare e di agire alternativo a quello della cultura corrente, a quello della società entro la quale siamo inseriti.

Il vangelo ci suggerisce alcune piste pratiche: le opere della conversione sono cammini pratici, di cui però va purificato l’atteggiamento interiore: l’elemosina, la preghiera, il digiuno/astinenza non sono opere che ostentano una specie di giustizia di cui vantarsi, una specie di assicurazione che ci qualifichi anche dinanzi agli uomini. Le opere della conversione sono una risposta ‘segreta’, ma concreta al Padre che ‘vede nel segreto’: esse non sono per gli uomini, ma per il Padre. Nel fare queste opere occorre liberarci dall’ipocrisia, che è la deviazione dello scopo: la faccio per me piuttosto che per Dio, con l’aggravante del bisogno di fare ‘teatro’, cioè, la faccio davanti agli uomini piuttosto che al cospetto di Dio. L’ipocrita, infatti, non è che un attore di teatro che usa la maschera per sostenere una parte del personaggio. Allora, non si tratta di limitarci al solo ‘fare’ le opere di misericordia, ma di vivere in verità e profondità il rapporto con Dio Padre, per cui qualunque opera si fa, digiuno, elemosina e preghiera, la si fa in relazione al Padre, in un rapporto che si consuma nel segreto e nella sincerità del cuore, in quel ‘segreto’ in cui è presente l’occhio del Padre. L’invito del vangelo non è quello di una quaresima di opere da fare, ma di una vita di sincerità e di autenticità, da vivere nel proprio rapporto con Dio Padre. Solo l’amore, solo un cuore che ama è capace di vedere in profondità e dare autenticità al nostro rapporto religioso con Dio Padre.

In questa celebrazione preghiamo perchè diventiamo sempre più popolo di Dio vive in Mussetta, comunità sempre più unita che crede, popolo in cammino nella serenità e con il cuore pieno di grazia, animato dalla speranza, attraverso la fraternità, a percorrere strade nuove di solidarietà e di comunione, con gli occhi e le mani aperte verso il povero, operando insieme con generosità ed impegno, verso la pienezza di vita.

Il segno delle ceneri sia vissuto con verità ed umiltà di cuore da ciascuno e da tutti, ricuperando il senso profondo delle espressioni liturgiche che accompagnano il rito dell’imposizione delle ceneri. Prima del concilio Vaticano II l’espressione del sacerdote :’Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai’ poteva incutere paura: eppure si tratta di ricordarci, appunto, che siamo polvere, cioè siamo fragili, deboli, mortali, cioè la nostra condizione umana è costitutivamente fragile e mortale, ma sempre benedetta da Dio, sempre abitata dalla sua presenza, sempre riempita della sua grazia, cioè salvata da Dio. L’espressione rinnovata della liturgia attuale: ‘Convertiti e credi al Vangelo’ invita a riscoprire la dimensione costitutiva dell’essere discepolo di Cristo, sempre ‘convertito a Dio’ , cioè sempre rivolto a quel Dio, dal quale spesso ci distacchiamo, del quale spesso ci dimentichiamo, dal quale spesso distogliamo il nostro sguardo, lo sguardo del cuore, professando che Dio non ha mai distolto il suo sguardo da noi e non lo distoglierà mai; accogliendo il vangelo di Gesù Cristo e scoprendo la bellezza di vivere da suoi discepoli in questo tempo di grazia verso la Pasqua eterna.

 

QUI l’omelia in PDF