Natale 25 Dicembre 2020

Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – Parroco

Un natale, quest’anno,  ‘insolito’, ‘strano’, ‘straordinario’,  ‘che non pensavamo, non immaginavamo di vivere’, un natale ‘inedito’….queste e tante altre  le espressioni che ci diciamo e che sentiamo in questi giorni dalla tv, giornali, stampa, dai social che si affrettano di catturare la nostra attenzione con espressioni quali: ‘siamo sempre con voi’….’il mondo attorno a te’…’affrettati ad acquistare  i regali’….’non aspettare l’ultimo momento’, ‘a natale si può..’ ecc. tutto questo  a partire dal già saputo, dal già conosciuto,  dal già sperimentato e che vorremmo  accadesse ancora tra  nostalgia e rimpianti, tra attese ed emozioni, tra sensazioni e sentimenti che emergono  in modo confuso dai nostri cuori.

Ma questo non è il Natale del Signore.

Siamo tutti aggrediti da rumori di voci, da orde di parole, dal chiasso assordante; siamo abbagliati da luci sfolgorati che ci accecano  e disorientano, e quest’anno, pur nella crisi, anche le luminarie con ulteriori motivazioni  giustificatrici: luci che ci distraggono  e ci illudono e poi ci deludono: voci e luci che ci lasciano nella delusione, nella paura,  nella angoscia che paralizza ogni desiderio, brucia ogni speranza, disintegra ogni relazione, anche quelle intime familiari, e di amicizia.. E così rimaniamo ancora immersi, affogati  ancora e sempre più nelle tenebre più oscure della stessa pandemia che vorremmo sconfiggere:  ma anche questo non  è il Natale del Signore.

Eppure, al di là di tutto  questo sentiamo, tutti sentono che nel Natale c’è qualcosa  di particolare, c’è un flusso caldo di amore che inonda tutta la terra, e tocca anche coloro che non credono in Dio: una festa dell’amore e della gioia a cui tutti accorrono , a cui tutti aspirano,  che tutti vogliono avere possedere, in qualche modo parteciparne.

Affinchè questa aspirazione  non resti vana e sia delusa, ascoltiamo, anzi accogliamo in verità  e profondità quella voce  che è risuonata in quella notte oscura: ‘Oggi è nato un bimbo, lo troverete avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia’. Infatti, allora, quando la ‘notte era a metà del suo corso e  l’umanità era avvolta da una fitta  nebbia di tenebre oscure e il silenzio fasciava la terra, la Parola di Dio è diventata carne nel Bambino a Betlemme’.  E’ apparsa la luce che avvolge ed attrae, ma non rifiuta e non abbatte, una luce che illumina e non acceca, che sorprende e fa risplendere il volto dei pastori e  li orienta verso una mangiatoia, che fa da culla, protezione, dimora ad Bambino che stende le sue braccia  aperte verso  Maria e Giuseppe, che stupiti e in silenzio, sono riusciti a trovare un luogo anche se povero per proteggerlo, ripararlo dal freddo. Così il Dio con noi è entrato nella storia umana in solitudine  e più alto silenzio; il suo vagito entra nel più profondo della storia umana. Da quel momento, tutti, noi, in silenzio, possiamo ascoltare Dio che parla con la voce di un uomo: Dio nascosto nella carne mortale di ogni vivente. Questo è il Natale del Signore.

E’ Natale: come allora anche oggi e sempre Gesù entra nel buio della nostra storia personale e universale, nei nostri cuori impauriti e smarrititi, nelle nostre esistenze angosciate e isolate, nelle nostre famiglie lacerate e stanche: Gesù, il Dio con noi entra nella ‘barca ‘ della nostra vita, espressione pronunciata da papa Francesco il quel drammatico venerdì 27 marzo 2020 da piazza S. Pietro vuota e fredda e bagnata dalla pioggia, sentita in tutto il mondo: siamo tutti, tutta l’umanità, smarrita e sofferente, in questa barca: la nostra famiglia, la nostra società, il mondo intero: siamo tutti in questa barca che naviga in un mare in tempesta, in un oceano vasto e oscuro agitato da acque impetuose e dal vento forte, che ancora non smette e procura ancora  sofferenza e morte e devastazione: è Natale; il Dio con noi entra ancora e sempre in questa nostra barca, la barca della nostra vita.

E’ Natale: il Dio con noi, con umiltà e semplicità si fa piccolo, bambino perché possiamo intuire e scoprire la tenerezza di Dio: Dio si fa tenero e fragile e debole e povero nel bimbo di Betlemme. Il Dio con noi entra in questo nostro mondo e porta luce con il suo sorriso, semplice disarmante; porta calore con il suo corpo fragile e debole. E così irrompe la gioia, la gioia vera e profonda: come un fiume in piena che rigenera tutta la terra, rendendola feconda di bontà, gentilezza, pace, amore, perdono e riconciliazione, fiducia e speranza: una gioia che infiamma i nostri cuori freddi, alimenta la nostra volontà paralizzata, rasserena le nostre menti confuse, riscalda i nostri corpi sterili. Quindi per scoprire il Natale, per vivere il Natale occorre il silenzio: senza il  silenzio non ci accorgeremo della venuta di Dio, non sentiremo che lui sta bussando alla porta del nostro cuore. Senza silenzio non riusciremo ad ascoltate la nostra vera e profonda fame: la fame del proprio cuore. Il nostro cuore grida perchè non riusciamo a trovare soddisfazione di cibo e di amore: se ascoltiamo in verità e profondità il nostro cuore sperimentiamo che il nostro cuore ha fame di Dio: e il silenzio diventa una benedizione: solo nel silenzio Dio può nascere in ciascuno di noi: il silenzio è il presupposto perché ciascuno possa percepire Dio in se stesso: quel Dio che non si è mai allontanato da ciascuno di noi.

Dio può nascere in noi solamente nella parte più profonda del nostro essere, del nostro cuore, dove non entra lo schiamazzo della superficie, il rumore dei suoni frastornanti e disorientanti: così Dio diventa uomo in noi e ci permette che la nostra vita umana diventi divina, proprio come la sua vita divina diventa umana in noi. E’ Natale: il Dio con noi che ancora viene a nascere nei nostri cuori nella nostra terra desolata ed ammalata, nei nostri cuori duri ed aridi, nei nostri affetti devastati, nelle nostre relazioni spezzate: il Dio si fa uomo e prende carne, prende la sua dimora nella nostra carne mortale.

E’ Natale: ovvero, -è un evento personale e nel silenzio della nostra vita, fuori dal fracasso e dal rumore: -è un evento profondo, intimo che ci tocca nel profondo, non superficiale e passeggero,  di tradizione; -è un evento nascosto e umile, non pubblicato dai social e disperso nell’etere; -è un evento efficace che trasforma la nostra vita, non di facciata e convenzionale; -è un evento di povertà di cose ed oggetti, ma ricco di affetti, tenerezza, sguardi e dolcezza ed amorevolezza; -è un evento di semplicità e di nascondimento, fuori dai riflettori della pubblicità e degli interessi materiali.

E’ Natale: Dio ha posto la sua tenda, la sua dimora in mezzo a noi, condivide la nostra condizione umana. Abita nel più profondo cuore dell’umanità,  è presente in ogni vivente. È dentro le devastazioni e desolazioni e sofferenze e drammi umani.

Oggi, in questo momento sacramentale, risuona ancora questo annuncio: ‘è nato per noi  un Bimbo, Dio-con-noi’. E così scopriamo che Dio non si è mai allontanato dall’uomo, da ciascuno di noi: è presente, nascosto, silenzioso, condivide  il nostro vissuto.  Il Natale del Signore non è il passato, né il futuro: ma è il nostro presente: oggi Dio continua a venire in noi, in coloro che lo accolgono: assapora, gioisce, soffre il tutto della condizione umana…fino alla sofferenza più profonda, e alla gioia più intima: l’umanità è preziosa agli occhi di Dio, la nostra umanità è molto preziosa al suo cuore. Natale: vuol dire in mezzo a noi c’è uno che ancora non conosciamo: si, un po’ lo conosciamo, a volte ci dimentichiamo di lui; ma lui sa chi siamo, qualche volta a lui ci affidiamo e tante volte lo trascuriamo .

Andiamo anche noi presso la mangiatoia a vedere il bambino che ci è dato; il Bimbo di Betlemme ci chiede di lasciarci amare, non obbliga nessuno, mai, ma solo si offre. Se lo accogliamo la nostra vita cambia. Allora, facciamo in modo che questa esperienza di Natale racconti la nostra vita, la nostra storia; che la certezza di quanto accade ora diventi la storia nostra, storia di dolcezza e di comprensione di tenerezza e di sorriso, di accoglienza e di perdono, di gioia e di speranza: preghiamo lo Spirito affinchè tutto questo diventi la nostra storia. Il Natale allora, rivela la passione di Dio per l’uomo: è accogliere la ‘carne di Dio’ che entra nella storia e assume la nostra stessa carne, così com’è, con tutti i suoi limiti e le sue fragilità.

Natale è scoprire che tutto è presente nel pane dell’eucaristia: il suo corpo, la sua carne, il suo amore, il suo sangue diventano Eucaristia, nei segni del pane e del vino. Così il mistero del Natale diventa mistero eucaristico; e non per caso Betlemme vuol anche dire: ‘casa del pane’, ‘casa della carne’: questo mistero silenzioso, che cogliamo solo nel silenzio dell’eucaristia, rivela l’onnipotenza di Dio. Ci vuole tanta umiltà e tanto silenzio per cogliere questo mistero del Dio con  noi, della sua incarnazione, nel Bimbo di Betlemme: un Dio che si nasconde e si rivela nella nostra umanità e che è in balìa dell’uomo. Questo Dio, è  e rimane sempre in balia dell’uomo fino alla fine: e tutto questo per amore dell’uomo, un amore divino; per fare della vita umana dell’uomo una vita divina, una vita di amore. Chi ama è in  balìa della persona amata, dipende dalla persona che ama, è perso in questa persona: Dio nel suo Natale è perso in noi, è in balia di noi, dipende da ciascuno di noi. È Dio fragile e povero e debole: aspetta che lo accogliamo nella verità più profonda e silenziosa del nostro essere.

Scoprirlo ed accoglierlo è Natale.
Buon Natale a tutti.