Domenica di Pasqua 12 Aprile 2020

Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – Parroco

 

Ritorniamo a quel ‘mattino’, il primo giorno dopo il sabato, ‘quando era ancora buio’, viviamo ancora l’evento accaduto che si apre con inesauribile ‘novità’ ai nostri occhi e cuori, alla nostra vita ancora immersa nel ‘buio della notte’ dello sconforto, dello smarrimento, della paura e dell’angoscia, del peccato e della morte.

In quel mattino le donne, piangenti e desolate, con il cuore straziato e ferito  a morte, spinte dall’amore, dall’affetto e dal desiderio di mantenere viva la memoria, di stare un po’ vicine al loro Gesù morto crocifisso,  vanno al sepolcro. Sono consapevoli che le loro attese e speranze si sono infrante e sono state depositate nel sepolcro, con il corpo morto del loro  Gesù. La morte di Gesù è realtà sigillata nei loro cuori. Così, deluse, vanno al sepolcro guardando il loro passato. Quando arrivano, scoprono però che la pietra era stata tolta, il sepolcro è vuoto e il corpo di Gesù non c’era. Subito, spaventate, corrono a dare la notizia ai discepoli, impauriti, delusi, smarriti, rinchiusi in casa, nel loro ‘cenacolo’, increduli. Due di loro, corrono al sepolcro alla ricerca del loro Maestro, incalzati dall’interrogativo drammatico e dall’amore travolgente: tutti alla ricerca del loro Amore. Tutti costoro rappresentano la figura della fede che accetta di convertire, di modificare  il proprio modo di guardare e di cercare.

Il credere è qualcosa che mette in azione globale la nostra vita dal di dentro, è una questione profonda di cuore, cioè di quella parte più vera e profonda del nostro essere, del nostro vivere, del nostro patire e gioire. Non è qualcosa che si riconduce ad un aspetto intellettualistico, ma realtà che coinvolge la totalità della nostra esistenza, la rialza e la mette in azione, in movimento. E’ un cammino continuo, progressivo, dal buio della notte piena di amore, fino alla luce piena, alla visione carica dell’amore che crede, della fede che ama.

La ‘novità’ intravvista dalle donne, quella del ‘sepolcro vuoto’ apre loro un cammino inedito: prima, il loro andare al sepolcro era lento, vuoto, silenzioso, piangente, spoglio; ora invece, se ne partono, in fretta, corrono, sono piene di una ‘novità’ che ancora non conoscono, ma che scalda il loro cuore, e che devono trasmettere, comunicare quanto prima ai discepoli: l’annuncio è urgente, la notizia non tollera indugi. Una ‘novità’ profonda che porta gioia e che motiva il loro correre a portare la notizia. Queste donne che corrono tra il sepolcro vuoto e  il ‘cenacolo’ dei discepoli rivelano il coraggio di andare contro corrente, di prendere una strada diversa, di annunciare che Gesù Crocifisso non  è nel sepolcro è vivo.

Anche oggi a noi rinchiusi dentro i nostri ‘cenacoli’, prostrati dalle nostre infedeltà e miserie, impauriti, smarriti,  paralizzati dalle nostre delusioni ed angosce, con la morte che sigilla i nostri cuori che continuano a guardare al passato; a noi ancora immersi nelle tenebre del coronavirus ci viene annunciato che il sepolcro è vuoto, il Crocifisso è vivo.

Accogliamo questo annuncio, entriamo nella ‘novità’ che Dio ha creato per tutti, ancora sconosciuta; ma che se accolta, subito scalda il cuore e apre a cammini di speranza inediti, nuovi. In questo modo usciamo dal buio della notte, del peccato e della morte, ed entriamo così nella luce del nuovo giorno.

E’ Pasqua: il canto dei credenti nel Risorto, dei viventi in Cristo. E’ risorto il Crocifisso.

E’ risorto Colui che ha conosciuto l’orrore del corpo trafitto; che ha conosciuto l’anima turbata ed afflitta, Colui che è stato disprezzato dagli uomini, diventando scempio e maledizione.

E’ risorto Colui che ha percorso la distanza infinita tra Dio e l’uomo,  tra Dio e ciascuno di noi; che ha conosciuto il silenzio drammatico di Dio, che ha conosciuto l’assenza assurda  e totale di Dio nell’ora della prova, che ha sperimentato lui pure l’abbandono del Padre.

E’ risorto Colui che si è consegnato agli uomini, si è lasciato inchiodare, colui che ha fatto della sua vita  un dono d’amore ai fratelli in obbedienza al Padre, Colui che si è addossato tutto il male e le miserie e il peccato dell’uomo, Colui che è stato servo dell’uomo fino alla fine.

E’ risorto Colui che è sceso nel sepolcro più profondo della morte e che, da quel momento, discende nel sepolcro di ogni morte e in tutti i sepolcri di tutti i morti; Colui che da quel momento abita la morte di ogni mortale, facendo diventare così anche la ‘morte lo spazio ove abita Dio’.

E’ risorto Colui che amando e vivendo tutta la vita di amore e che per tutta la vita è stato servo di Dio, crocifisso dai peccati dell’uomo, ha spezzato dall’interno i legami che lo tenevo legato alla morte, ha aperto dall’interno, dal di dentro il sepolcro, facendo esplodere per sempre la vita. Infatti, il sepolcro aperto dall’esterno mostra il cadavere, il sepolcro aperto dall’interno rivela il Risorto, il Vivente. Tutto questo accade oggi: è la Pasqua del Signore.

E noi abbiamo la grazia di entrare, ancora una volta, in questa Pasqua del Signore, da quando nel Battesimo, siamo entrati per la prima volta, perché tutta la nostra vita sia rigenerata dallo Spirito di Dio e possa vivere di questa novità: sia nella gioia come nella sofferenza. Gesù crocifisso risorto, non è ritornato in vita, non ha assunto la stessa condizione della vita di prima, non  è ripreso a vivere come viveva prima di morire, ma è entrato in una realtà ‘nuova’, inedita. E noi abbiamo già ricevuto in dono questa vita, il suo Spirito, l’Amore, la sua Grazia e oggi ancora un  volta veniamo rigenerati, con maggior nostra libera consapevolezza, cioè nella Pasqua del Signore.

Il Cristo Crocifisso scende nel più profondo della morte, varca la soglia della nostra ultima solitudine calandosi nell’abisso del nostro estremo abbandono. Ora là dove nessuna voce umana è più in grado di raggiungerci, lì Gesù è presente. E così la morte  non è più morte, cioè, non è più come prima. Con la morte per amore e nell’amore, appunto, con la morte di Gesù, nessuna realtà è la stessa di prima, perché al centro della morte, dentro la morte ora c’è la vita abitata dall’amore. D’ora in poi solo la chiusura in se stessi, voluta di proposto, solo chi si chiude all’amore, diventa inferno, diventa e resta morte. Il Crocifisso per amore trafigge la morte che con il peccato devasta l’umanità, libera l’uomo dal peccato, dal suo rifiuto di Dio e lo restituisce a dignità di figlio del Padre. Ecco il  senso profondo del battesimo che abbiamo ricevuto e che nella veglia pasquale viene celebrato: inserimento  vivo ed eterno nella vita e nella morte per amore di Gesù.

Fratelli e sorelle, in questo tempo ‘inedito’ della nostra storia, a conclusione di una ‘quaresima  non programmata’, di una ‘Settimana Santa spoglia di riti e segni e tradizioni’, di un ‘Triduo pasquale vissuto nell’assenza di celebrazioni comunitarie’, in una ‘Pasqua di risurrezione’ che contempla la nostra umanità, le nostre famiglie ed esistenze ancora segnate e lacerate dall’angoscia e dal dolore per la morte che il coronavirus ha seminato e continua ancora a seminare, immerse ancora nelle tenebre fitte di una crisi economico-finanziaria che inesorabilmente avanza con devastanti ripercussioni a livello sociale e culturale, che sembra abbia bruciato ogni speranza per il futuro e spezzato ogni fiducia nelle relazioni, ecco in tutto questo, accade l’annuncio che il Crocifisso è Risorto, e ci dona la salvezza. Lui, che nella sua vita terrena ‘imparò l’obbedienza dalle cose che patì’ per amore, ci insegna ad aver pazienza, a non scoraggiarci, a vivere nell’attesa che spuntino le luci di Pasqua. Ormai il suo sepolcro è vuoto: e questo vuol dire non che è assente, ma che è presente, in modo nuovo, sorprendente e inaudito.

Questo è l‘annuncio che anche oggi risuona in tutti noi, un grido che squarcia il silenzio di morte e di disperazione; una luce che taglia definitivamente la notte, un risveglio che supera il sonno, una rinascita che va oltre la morte, una vita che esplode. Niente sarà come prima. Questo vuol dire che per noi non è un ritornare alla situazione precedente, ma è il compimento di una promessa, è l’anticipo della vita nuova, è andare oltre. Pasqua è la certezza che Dio rimuove le pietre più dure dall’interno del nostro cuore, nella misura in cui noi lo facciamo entrare. Se facciamo entrare Dio nelle nostre miserie, nel nostro peccato, nel nostro vivere quotidiano, se lo facciamo entrare nella nostra angoscia e smarrimento e morte, se lo facciamo abitare ove noi viviamo, Dio Padre non ci abbandona; anzi, frantumerà dall’interno le nostre miserie, spezzerà le catene del nostro peccato, vincerà definitivamente la nostra morte e ci farà entrare pienamente nel Giorno senza tramonto, pieno di luce e di vita.

Qui accade il miracolo: siamo all’alba della Pasqua: l’angoscia della notte è passata, ma il sole non  è ancora sfolgorante: c’è ancora un cammino da percorrere, il cammino come quello delle donne in quel mattino, un cammino che va dal sepolcro vuoto all’annunzio dei fratelli; un cammino nuovo, con occhi nuovi e cuore nuovo per uno sguardo inedito su tutta la storia umana, personale e universale: sui nostri cari e sulla società, su chi ci sta vicino e chi incontriamo, sulla salute del corpo e del creato come bene comune globale,  sul lavoro umano ed il  profitto, sulle fragilità ed il benessere della vita, sul tempo del riposo e del tempo libero, sulla scuola e sui social, sui vicini e sui lontani, sull’economia e sulla destinazione universale dei beni, sull’unità del genere umano e la verità delle relazioni umane interconnesse, fraterne, sulla solidarietà  personale e cosmica e la pace dei cuori, sul dialogo tra culture e mentalità e la concordia tra popoli, sul passato che ormai è in mano a Dio e sul futuro di amore e di gioia che, oltre ogni miseria umana, ogni ostacolo di male, ogni caduta di peccato, sta irrimediabilmente e meravigliosamente accadendo: Cristo ha vinto per sempre, anche in noi, la morte ed il peccato.

E’ Pasqua!

Andiamo ad annunciarlo a tutti: il sepolcro è vuoto, Cristo è risorto, siamo amati da Dio per sempre: alziamoci, dunque, dalle nostre miserie e dai nostri sepolcri, andiamo per le vie, per le piazze, annunziamolo a tutti, riprendiamo a cantare e gioire, ballare e fare festa con chi incontriamo, con tutti.

A tutti voi il mio augurio fraterno di Pasqua: un augurio di gioia e di esultanza, anche senza il contatto diretto fisico, senza il vissuto comunitario delle celebrazioni eucaristiche.

Dopo una Quaresima che  ‘insieme’, anch’io come voi e unito a voi con la mia povera preghiera quotidiana,  abbiamo vissuto nella spogliazione delle relazioni, di segni e celebrazioni, di riti e tradizioni, di sguardi e presenze,  giunga il mio augurio pasquale alle famiglie, riscoperte come ‘piccole chiese domestiche; a voi che, ovunque siate, spezzate il pane della fraternità e della solidarietà ed  assaporate la fragranza dell’amicizia, l’ebbrezza del perdono; a voi che, nello scambiarvi l’augurio pasquale, vi consegnate reciprocamente le benedizione del Signore; a voi che avete vissuto in solitudine e continuate ancora a vivere in solitudine la vita quotidiana riconoscendo la presenza del Risorto come compagno di viaggio; a voi che vivete un lutto, una sofferenza, un tradimento, un abbandono, un’ingiustizia, un’angoscia, una trepidazione per un futuro incerto, carico di incognite circa il lavoro, la salute, il benessere, la casa, manifestando il Risorto come unica e vera  speranza per continuare a vivere. A tutti, bambini ed anziani, uomini e donne, vicini e lontani il mio augurio: d’ora in poi non c’è avvenire che ci preoccupa, perché Cristo è il nostro futuro che ci viene incontro e riempie di senso la nostra vita. E quindi, che possiamo patire, gioire, vivere per amore: una vita spesa per amore è una vita che non conosce tramonto, è la vita dei risorti, è la vita pasquale.

          O Dio Padre, possa esplodere la pasqua nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità, nell’umanità intera. Allora i vivi e  i morti si abbraccino pure, certi di vivere insieme e per sempre. Che la nostra vita sia una vita da risorti in Cristo, il Vivente per sempre in mezzo a noi.

Buona Pasqua a tutti

 

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