Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – parroco
Fratelli e sorelle,
celebriamo oggi la Pasqua del Signore: attraverso il sacramento, il mistero di Dio, ci giunge ed interpella la nostra libertà; lasciamoci, allora, inebriare della Grazia di Dio per diventare creature nuove, rinnovate, inedite, pasquali., persone che, sempre in cammino, guardano avanti, ‘ tenendo fisso lo sguardo su Gesù, con gli occhi della BV Maria Assunta, alla quale siamo consacrati.
Quest’anno infatti celebriamo il 60 anniversario della nascita della nostra parrocchia: dono e responsabilità per tutti qui riuniti.
E il mattino di pasqua, dopo il drammatico Venerdì santo terminato con la sepoltura di Cristo crocifisso, e dopo il Sabato, ‘era un gran giorno quel Sabato’ che ricordava la festa pasquale ovvero il passaggio del Mar Rosso, dalla schiavitù alla libertà, le donne vanno al sepolcro di Gesù, morto crocifisso. Tutto è finito, drammaticamente e per sempre.
Le speranze le attese, gli entusiasmi che Gesù aveva acceso, suscitato, ormai sono spenti, sepolti, sigillati nel sepolcro. E queste donne, dopo il riposo della festa di pasqua, con rimpianto, nostalgia profonda, tristi, rivolte al passato, desiderano, almeno, ritrovare il corpo morto del loro Gesù.
Ma queste arrivano e vedono, sconvolte e sorprese, che la tomba è vuota. A queste donne giunge un angelo con un messaggio “Perché cercate tra i morti il Vivente? Non è qui, è risorto”. E queste, ancor più sconvolte, impaurite e contente per l’annuncio, ma incredule, corrono a darne notizia ai discepoli rinchiusi nel cenacolo.
Alcuni dei discepoli le considerano impazzite, altri non le ascoltano: Pietro e Giovanni corrono al sepolcro per verificare la notizia, e poi ritornano al cenacolo e si rinchiudono ancora, con gli altri, increduli, smarriti, delusi, con lo sguardo al passato, ripensando il loro comportamento con Gesù, nelle ultime ore drammatiche e desolate, dopo il banchetto dell’amore, il banchetto di pasqua: il loro smarrimento, la loro paura, l’abbandono di Gesù, i loro rinnegamenti.
E Maria dov’è? La mamma di Gesù, dov’è? I Vangeli tacciono. L’ultimo richiamo di Maria nei Vangeli è sotto la Croce del Figlio, Addolorata: alla quale Gesù affida i suoi discepoli, rappresentati da Giovanni e a questi affida sua Madre. Maria è lì, sotto la croce del Figlio.
Ritorniamo, allora, lì, sotto la croce. Sotto la croce, Maria, che ha generato nello Spirito Santo il Figlio, ora Crocifisso, nello stesso Spirito Santo, ora è chiamata a generare nuovi figli, nuovi discepoli del Figlio, nuovi cristiani: coloro, cioè, che riconoscono, come Lei, nonostante le evidenze umane, in quel Crocifisso per amore, il Figlio di Dio, il Messia, il Salvatore, come le era stato annunciato dall’angelo prima di diventarne la Madre. Occorre allora salire il Calvario, arrivare fin sotto la croce del Crocifisso per incontrare Maria e riconoscere in quel trafitto, in quel ‘maledetto da Dio’, in quel fallito e derelitto dell’umanità…il Figlio di Dio, il Messia , il Salvatore.
Il mattino di Pasqua, nel giorno di Pasqua, non si dice nulla di Maria. Maria, infatti, non ha bisogno di guardare per credere: Maria crede senza guardare, perché lei vede oltre. Infatti, non basta guardare per vedere, occorre vedere oltre: la Maddalena in quel mattino, vede un ortolano, ma non riconosce in esso il Gesù Risorto; i discepoli di Emmaus, sulla strada dell’abbandono, incontrano un forestiero, ma non riconoscono in quel viandante il Gesù risorto; i discepoli radunati in cenacolo quella stessa sera innanzitutto vedono un fantasma e faticano prima di riconoscere in quella presenza Gesù risorto: occorre vedere oltre le apparenze, cioè vedere nella fede: Maria è beata perché ha creduto alla Parola di Dio, e sotto la croce continua a credere fermamente nel Figlio in attesa della risurrezione.
Fratelli e sorelle, allora, cosa vuol dire celebrare la Pasqua del Signore quest’anno 60mo anniversario della nascita della nostra chiesa parrocchiale? Vuol dire, tra gli altri aspetti, ‘camminare nella fede con Maria, che ha peregrinato nella fede’, come afferma il Concilio Vaticano II, fino al calvario, fin sotto la croce del Figlio’.
Punto culminante, allora della fede pasquale, è la Croce Di Gesù: Maria resta lì, credente, conserva e medita la Parola, resta radicata, si affida alla Parola di Dio, anche se apparentemente sembra smentita: “Il Signore gli darà il trono di Davide, il suo Regno non avrà fine”(Lc 1,32).
La fede entra nella spogliazione, nella ‘kenosi’, cioè nella spogliazione di Gesù più profonda, nell’oscurità più totale: Maria partecipa pienamente della spogliazione del Figlio (Fil 2,5).
L’oscurità di Maria è piena attuazione di quella comunione alla volontà di Dio da cui è partita. E così, proprio in quel luogo e in quel tempo, si affaccia una nuova maternità di Maria, che è frutto del nuovo amore maturato ai piedi della croce.
Così quelle parole di Elisabetta: ‘Beata colei che ha creduto ‘, acquistano un valore sommo; qui si compie la fede di Maria, che si mostra come affidamento totale, abbandono fiducioso e totale a Dio, povertà di comprensione ed obbedienza semplice, umiltà piena.
Nella Via Crucis del venerdì santo, vissuta con lo sguardo della BV Maria Addolorata abbiamo scoperto ed insieme ci siamo detti che credere a Pasqua, cioè alla risurrezione, non è giusta fede: bisogna credere il venerdì santo: il venerdì santo è fede giusta, fede vera, nel silenzio totale di Dio.
Al miracolo di scendere dalla croce Dio preferisce il miracolo della fede. Maria lo sa bene e lo vive, in silenzio, ritta solto la croce del Figlio.
Questo è segno della speranza, non la speranza di evitare la morte o di strappare a modo nostro Dio dal silenzio, bensì la speranza nell’affrontare la morte attraversandola. Lo spazio della speranza non è soltanto la risurrezione, ma anche il fatto che il Figlio di Dio abbia vissuto la nostra stessa morte. E Maria, piena di Spirito santo, questo lo sa, e lo vive: lei continua a credere fin da quando l’angelo glielo ha detto all’inizio. E ora sotto la croce del Figlio morto continua a credere. Non ha bisogno di prove che attestino la sua risurrezione.
Maria ci aiuta nella fede, ci invita a restare con lei sotto la croce: Maria riassume in sé la certezza delle speranze della chiesa di fronte al suo Dio che muore. Maria, sotto la croce, Addolorata, con il cuore trafitto, custodisce la gioia della fede pura, incessantemente espressa nel suo ‘Magnificat’.
E’ la Madre di misericordia che ci permette di riconoscerci peccatori sotto lo sguardo di Colui che ci perdona: tutti peccatori, tutti bisognosi di amore e di salvezza, tutti figli del Padre. Maria, sotto la croce del Figlio, genera nuovi discepoli del Figlio. In Lei si fa spazio la potenza di Dio, e contempla il Figlio, Amore di Dio, che attraverso la morte in croce, entra nella Gloria: il Figlio che trafigge la morte e ne esce vittorioso, Risorto, Vivente.
Per Maria, allora, la risurrezione di Gesù, non è altro che l’esito, il compimento della fede del calvario; come il Natale di Gesù non è altro che il compimento della fede della parola dell’annunciazione. Maria, la prima credente in Dio a riconoscere nel Crocifisso il Signore, diventa la Madre di tutti coloro che, discepoli del Figlio, lo riconoscono Messia, Signore, Maestro, Salvatore, Vivente. Preghiamo perché diventi anche la nostra Madre, di tutti noi, ancora e sempre più credenti nel Figlio suo.
In questo giorno di Pasqua contempliamo Maria, Madre feconda di figli dalla Croce:
– nel silenzio di Dio rimane la Vergine ‘fedele’,
– nella delusione umana, resta la Madre di ogni speranza,
– nell’assenza di Dio e nelle desolate solitudini umane, è la Madre dell’Amore,
– nella dispersione dei discepoli è la donna forte ed intrepida.
Maria diventa, allora, immagine della chiesa:
– sostenuta dalla fede più forte della morte e radicata nella Parola;
– aperta al futuro di Dio che mantiene le sue promesse;
– in attesa paziente del compimento delle promesse di Dio.
Celebrare la Pasqua oggi, tra i molteplici aspetti può voler dire:
– ringraziare Dio per le meraviglie compiute in Gesù, e scoprire che la morte per amore apre alla risurrezione della vita, assumere gli atteggiamenti caratteristici di Maria e imparare da Lei a continuare ad aver fiducia in Dio e alle sue promesse, camminare, sempre, progredire, crescere nella fede, nell’abbandono alla Parola di Dio e sostare sotto il crocifisso, continuare a sperare, ad amare, sempre, nonostante le evidenze umane, le apparenze immediate, rimanere sereni, pazienti e forti nelle difficoltà, -amare sempre e per primi.
– vivere il silenzio di Dio e conservare sempre e tutto ciò che accade nel nostro cuore, non dimenticare gli interventi di Dio nella nostra storia,
Fratelli e sorelle, buona Pasqua, in Gesù Crocifisso, Risorto, che cammina con ciascuno di noi e per noi anche oggi spezza il pane della sua vita per tutti.
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