Pasqua Domenica 4 Aprile 2021

Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – parroco

            Dopo l’intimità fraterna della cena, dopo la sofferenza atroce della passione culminata con la morte in croce e la sepoltura di Gesù: tutto è finito. Non restano che desolazione, fallimento e delusione. La morte, veramente fagocita tutto e tutti. La morte ha vinto. Così appare in quel drammatico venerdì sera.

Ma in quel mattino, il primo dopo il sabato, le donne vedono il sepolcro vuoto ed accolgono un annuncio: ‘Gesù, il Crocifisso è risorto, non è qui’.

E questo annuncio risuona anche oggi: il Crocifisso è risorto. Colui che ha consumato la sua vita per amore, in obbedienza al Padre, per amore degli uomini, è risorto.

Durante il rito di questa notte, il Cero pasquale è entrato in questa chiesa buia, oscura e l’ha rischiarata, accendendo le candele (quelle tenute in mano dai genitori dei battezzandi e poi quelle dagli adolescenti in preparazione della cresima): e così i volti di uomini e di donne sono stati illuminati dal Cristo, luce del mondo: ognuno con la sua luce. La luce del Cristo rende bello e raggiante il volto di ogni uomo e donna. La luce è entrata nelle tenebre del peccato e della morte e le ha vinte.

E’ Pasqua, per tutti.

Ma in quel mattino, dopo che le donne hanno portato l’annuncio agli apostoli rinchiusi nel cenacolo per paura dei farisei, questi, gli apostoli, restano increduli; poi la corsa affannata verso il sepolcro di Pietro e Giovanni, i quali, entrano e vedono che è vuoto il sudario per terra: quindi ritornano e si rinchiudono nuovamente in casa con tutti gli altri: ancora increduli, perplessi, impauriti, smarriti. La tomba è vuota e la loro fede è oscura. Sono ancora nell’oscurità, nella notte oscura.

Come loro anche noi: di fronte alla risurrezione di Cristo restiamo dubbiosi e increduli, sia perché ci troviamo di fronte a un fatto assolutamente insolito, unico, sia perché ci si imbatte in una sorpresa troppo bella, desiderata, ma ritenuta impossibile: il sepolcro vuoto. Proprio questo sepolcro vuoto è il segno che la prigionia del peccato è vinta, che la vita ha trionfato sulla morte.

Andiamo anche noi al sepolcro e vediamo che è vuoto e crediamo. Cristo non è più lì: Cristo è il primo dei risorti: con lui, e dopo di lui tutti noi siamo chiamati a passare dalla morte alla vita, ad uscire dalla schiavitù del peccato. Il sepolcro vuoto interpella la nostra fede, oggi e sempre.

Infatti siamo in molti a domandarci se Cristo è veramente risorto, se la Chiesa ha mai creduto che sia veramente risorto. Ci siamo troppo abituati ai racconti dei vangeli. Certamente la notizia che Gesù è risorto è molto bella per chi aveva pensato che tutto fosse finito sulla croce, ma accettarla e crederci davvero comporta conseguenze sconvolgenti anche oggi. Credere nella

risurrezione di Cristo non vuol dire solo non cercare lontano qualcuno che ci è accanto, ma, proprio perché ci è accanto, vuol dire cambiare lo sguardo verso chi ci è vicino, ogni giorno di vita.

La luce del Risorto ci permette di guardare con occhi nuovi la nostra vita e vedere sul volto dei fratelli non solo i tratti della sofferenza, ma anche quelli della speranza, della fede e dell’amore.

E’ Dio che entra nella morte dell’uomo, è la vita che uccide la morte, il silenzio della morte diventa il silenzio misterioso e fecondo della vita, la vita di Dio. Nella nostra storia umana la luce del Risorto entra nella notte oscura di ogni uomo.

Il Cristo risorto annuncia che il peccato è vinto, lo Spirito Santo è effuso su ogni vivente, che ogni uomo è carico di Dio, che la comunione di Dio con l’uomo è realizzata, che la morte è definitivamente vinta, anche se purtroppo, ancora siamo vittime della morte ed assistiamo che l’esistenza viene fagocitata dalla morte.

Il Cristo, il Crocifisso uscendo vittorioso dal sepolcro, scioglie il nodo radicale della storia umana; diventa il punto di partenza per una nuova storia, è la novità assoluta dell’uomo, è il futuro di ogni uomo: i lacci della morte sono dissolti, il cerchio della morte s’è spezzato.

Dio, infatti, ci sconcerta sempre. E noi non saremo sempre che all’inizio del cammino e bisognerà molto spesso avanzare tutti tremanti e afferrati dalla paura. La speranza allora assume l’aspetto di resistere nell’insicurezza lungo tutta la vita.

La fede oscura dei discepoli può essere anche la nostra fede oscura e impaurita. Anche noi smarriti, confusi, occupati dalle cose quotidiane, delusi ed amareggiati, oggi più che mai, con aspetti inediti e drammatici per la pandemia che con i suoi tentacoli ci afferra e ci stritola. Potremo vivere ancora per anni su una situazione sconvolta ed inquieta con l’impressione che tutto veramente sia finito, irrimediabilmente e dolorosamente. Solo la fede può metterci di fronte alla straordinaria verità e permetterci di aderirvi affermando: ‘è risorto’.

In altre parole siamo posti davanti al bivio o rimanere nella paura ed incredulità, oppure riconoscere il Risorto che si pone dentro le nostre paure ed incertezze, che sta in mezzo a noi, all’interno e al centro della nostra comunità radunata e che parla con noi e che spezza il pane dell’eucaristia. Infatti, la risurrezione non si prova, si testimonia.

Accogliamo l’annuncio che Cristo è risorto e celebriamo la sua Pasqua, continuiamo a credere. Solo colui che si apre alla novità del Risorto sperimenta nella sconfitta umana del Crocifisso la vittoria definitiva da ogni peccato e morte.

E credere vuol dire lasciar che il nostro respiro che è il respiro di Dio che ci dona se stesso appaia in tutta la sua ampiezza: è riscoprire la fede del nostro battesimo, la prima nostra ‘pasqua’ terrena nella quale siamo stati inseriti nello Spirito del Cristo Risorto. Oggi in questa celebrazione veniamo ancora una volta immersi in questo Spirito Santo e liberamente e coscientemente felici ancora di inserire la nostra vita nella vita del Cristo. E così viviamo la sua Pasqua.

Pasqua: morte del Figlio che perdona.

Mentre il peccatore si vendica, Gesù perdona. Mentre il peccatore aspetta il castigo, Dio offre la novità di vita. Forse anche noi, talora pensiamo di essere castigati da Dio, pensiamo che quanto stiamo soffrendo sia come un castigo di Dio, o quasi; invece Dio ama sempre, e dona sempre la sua vita, il suo amore, la sua grazia a tutti, nessuno escluso.

Pasqua: la morte non è separazione, ma comunione con Dio; Dio è amico dell’uomo; Dio non abbandona l’uomo alla disperazione, ma Dio viene sempre incontro all’uomo.
Pasqua: Dio ama l’uomo, non vuole dominare neppure per procurare il bene.

Pasqua: Cristo risorto sta con i suoi amici, li incontra quando sono radunati e dice loro, ancora increduli. ”Sono proprio io”. Cristo è irrimediabilmente mischiato con i suoi: dove sono i suoi c’è anche lui. Cristo Risorto, rappresentato dal cero pasquale posto al centro della chiesa, presso l’altare, sta in mezzo a noi e ci illumina con la sua luce e ci attrae con la sua grazia, sempre: non appare per magia, ma è presente con il suo Spirito.

E l’incontro con il Risorto è personale: accade in diversi modi originali, perché diverse sono le situazioni umane. E stupisce sempre. Non si fa l’abitudine alla manifestazione di Dio, perché non si presenta mai con il volto del passato.

Il passato, infatti è sofferenza, delusione, morte: e tutto questo porta al sogno, all’impazzimento, ai fantasmi oppure, al rimpianto, alla nostalgia, alla paura. E questo nostro guardare al passato ci impedisce di cogliere nell’inaspettato, nell’incomprensibile la novità di Dio, cioè il suo inedito essere presente.

E’ Pasqua: Cristo Crocifisso dice a noi: ‘Sono proprio io’, lo dice agli amici radunati.

Lo dice oggi, ed in ogni eucaristia: ‘sono proprio io’.

Eucaristia: presenza silenziosa e reale del Risorto in mezzo ai suoi amici, alla comunità radunata.

Siamo noi capaci di accogliere il Dio crocifisso?

Siamo noi capaci di accogliere il Cristo Eucaristico?

Noi possiamo anche negare Dio, ma Dio non può negare se stesso, non può cessare di essere se stesso, di essere Dio, non può cessare di essere amore.

E’ Dio amore che ha creato il mondo, che si è fatto uomo, che per amore ha patito in croce, si consegnato nell’Eucaristia, vive, sta in mezzo ai suoi sempre.

Occorre scoprirlo nei segni poveri della sua presenza, allora è Pasqua.

Buona pasqua a tutti.

 

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