Venerdi 1 Gennaio 2021

Santa Messa di Capodanno

Omelia di Don Edmondo Lanciarotta  –  parroco

 

Grazie a Dio ci ritroviamo ancora oggi attorno all’altare: e ci scambiamo gli auguri di buon anno: ieri sera ci siamo lasciati con il canto di ringraziamento del ‘Te Deum’, oggi ci ritroviamo cantando assieme il’ Veni Creator Spiritus’, invocando ancora e sempre lo Spirito di Dio su tutti noi in questo inizio di anno nuovo.

1.Ti benedica il Signore….faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia’

Preghiamo perché i nostri auguri, gli auguri che oggi tutti ci facciamo e ci scambiamo abbiano sempre il loro luogo originario, la loro fonte vitale nella benedizione del Signore, nell’augurio con cui la liturgia oggi ci accoglie, con le parole molto antiche della Sacra Scrittura, prese dal Libro dei Numeri: ’Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia’. Ebbene il nostro augurio in questo primo giorno dell’anno trovi sempre in questa benedizione il suo luogo originario; e così ogni giorno di questo anno sia pieno, sia ricco, sia fecondo di questa benedizione per ciascuno di noi e per tutti coloro che incontreremo nel cammino della nostra vita. Infatti il Signore veglia su ciascuno di noi, ci è vicino e ci accompagna ogni giorno.

Tuttavia, in questi giorni ed anche oggi sentiamo espressioni come: ’quello che è passato: un anno da dimenticare, un anno da abbandonare’. Si vuol far intendere che lo scorso anno il Signore non ci ha benedetto, che il Signore ci ha dimenticato? Sarebbe drammatico se lo pensassimo, sarebbe una ‘bestemmia’ rivolta al Dio della Creazione e al Dio dell’Incarnazione, a quel Dio che ha creato l’uomo per rimanere con lui, in comunione perenne: un Dio, poi, che si è anche fatto uomo per condividere fino in fondo la nostra condizione umana. Sarebbe una bestemmia verso questo Dio che anche quest’anno diciamo di averlo celebrato e incontrato nel Natale: il Dio-con-noi: il Dio che ha assunto la nostra condizione umana, il Dio che non si è mai allontanato dalla nostra condizione umana, anzi che l’ha assunta pienamente e definitivamente e per sempre. Vuol dire che all’interno della nostra storia personale e sociale e umana risiede la presenza di Dio, quel Dio che non si è mai staccato. Forse siamo noi che l’abbiamo dimenticato, siamo noi che non ce ne siamo accorti, siamo noi che non riusciamo più a ritrovarlo, a percepirlo presente, dentro la nostra povera umanità, al punto tale che confondiamo le circostanze e le congiunture immediatamente percepite come positive come luogo e segno della sua benedizione e quelle invece percepite come sfavorevoli e di sofferenza come momenti della sua assenza, e spesso come castigo.

Ebbene, la fede che in questi giorni celebriamo e la liturgia che oggi ci accoglie smentiscono in radice tutto questo modo di pensare e di intendere la storia umana. Il Signore ancora non si stanca di noi, e continua volgere su ciascuno il suo volto, il suo sorriso e ci dona la sua benedizione. Occorre essere ‘poveri’ per accogliere questa benedizione. Occorre, cioè assumere l’atteggiamento del vero povero, di colui che sa di contare solo e unicamente su Dio: quando, invece, pensiamo di bastare a noi stessi e di essere in qualche modo autosufficienti e capaci di gestire la vita con le sole nostre forze, ecco che, quando giunge una situazione che non controlliamo, andiamo in disperazione e subito scaraventiamo su Dio la nostra povertà e miseria e non ci accorgiamo della sua presenza silenziosa, che aspetta di essere riconosciuta ed accolta.

Ogni attimo, ogni momento di vita, ogni ora, ogni giorno, ogni settimana e mese dell’anno del tempo che scorre, del ‘cronos’ non va a finire nel nulla, nel vuoto, non va disperso, come spesso molti intendono e, purtroppo, anche noi talora pensiamo: questo tempo che inesorabilmente scorre è destinato a diventare ‘cairòs’, grazia, tempo di salvezza, tempo divino, tempo in cui accade la benedizione di Dio: e così nulla del nostro umano, anche quello doloroso e di sofferenza va perduta, ma viene ricapitolato in Dio, nulla dell’amore vissuto e scoperto e ricevuto e donato va perso, va smarrito nella cronaca della vita, va disperso, ma va tutto in Dio: la nostra vita è benedetta di Dio, sempre. Allora gli auguri che ci facciamo oggi non sono la ripetizione di slogan convenzionali, anche se carichi di sincerità umana, passeggera, ma sono un annuncio concreto dell’esperienza che viviamo con il Dio-con-noi, è riscoprire che tutti e sempre siamo amati da Dio. Il nostro tempo diventa il grembo fecondo di novità, appunto il ‘cairòs’, la grazia, la novità di Dio che salva la nostra vita.

2.Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.

In questo primo giorno dell’anno la liturgia ci invita a celebrare la festa di Maria, ‘Madre di Dio’ (teotocos’): la prima di tante feste e giornate dedicate alla B.V. Maria. Maria ci accompagni nel cammino della nostra vita. Oggi la celebriamo Madre di Dio: un’affermazione molto pesante e decisiva nella fede cristiana: una creatura madre di Dio Altissimo e Onnipotente. Ebbene, impariamo da lei, ancora e sempre ad assumere gli stessi atteggiamenti da lei assunti nella sua vicenda terrena per comprendere il mistero della presenza di Dio nella sua vita: fare silenzio, vivere il silenzio, ascoltare, meditare, contemplare, accogliere, custodire, far tesoro di tutto il manifestarsi di Dio, il Figlio suo nella storia umana, nel cammino della stria umana: lei lo conosceva e si era resa disponibile, ma aveva ancora tutto da scoprire; lei lo aveva accolto pienamente nella sua vita, ma doveva ancora tutto manifestarsi; come del resto il mistero della nostra vita: tutto noi conosciamo del nostro vivere eppure ancora tutto da scoprire in verità e profondità.

Preghiamo lo Spirito perchè possiamo anche noi assumere gli stessi atteggiamenti di lei: fare silenzio, ascoltare, accogliere, meditare, contemplare…l’azione di Dio, il manifestarsi di Dio nella nostra storia umana. Accogliere e meditare con i suoi occhi tutta la ricchezza della vita quotidiana, scoprire il Dio che sempre e ancora viene nelle congiunture storiche favorevoli e non, nelle gioie e sofferenze umane, nella consolazione e nelle prove del vivere quotidiano: essere capaci di stupirci di fronte all’agire di Dio: essere capaci di discernimento, di valutare e scoprire con cuore vigile la presenza silenziosa del Dio nella nostra vita quotidiana.

E noi, consacrati come comunità cristiana al mistero della B.V. Assunta in cielo abbiamo ulteriore responsabilità verso il mondo in cui abitiamo, il territorio di Mussetta in San Donà e ovunque andiamo e verso chi incontriamo nel testimoniare che la nostra vita non va finire nel vuoto, nel nulla, ma viene ricapitolata pienamente in Dio; nulla va perduto e tutto, corpo e anima, cioè la totalità dell’esperienza umana, trova la sua destinazione ultima in Dio: come Maria e con Lei accanto al Figlio. Un ulteriore motivo per scambiarci gli auguri di ogni bene: l’esperienza umana anche la più misera e povera, se aperta all’amore di Dio e alla grazia di Dio è desinata all’eternità nella gloria, è per la beatitudine eterna: quella che è anticipata e predetta nella benedizione di oggi e negli auguri che ci scambiamo.

3….e ti conceda pace.

Oggi, per volontà di papa S. Paolo VI è la giornata mondiale della pace. Ogni anno viene proposto un tema, un argomento, un messaggio per sostenere i cristiani nell’impegno responsabile ad accogliere e vivere il dono della pace, dono di Dio per l’umanità. Il tema di quest’anno: ’La cultura della cura come percorso di pace’, per sconfiggere l’indifferenza, la violenza e la cultura dello scarto, forme di nazionalismo, razzismo xenofobia e guerre e conflitti che seminano morte e distruzione, imparando dallo stile di Dio lungo la storia della salvezza fino a Gesù che sempre si prende cura si chi si trova nel bisogno. Un invito pressante alla chiesa affinchè promuova un processo educativo e sostenga l’impegno comune alla solidarietà e partecipazione per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti. “In questo tempo nel quale la barca dell’umanità, scrive papa Francesco, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno, il timone della dignità della persona umana e la bussola dei principi sociali fondamentali ci possono permettere di navigare con una rotta sicura e comune”.

Argomento, questo presente già nella sua Enciclica ‘Laudato sii’ di cinque anni fa, ma inascoltata ed oggi, in questa pandemia, drammaticamente attuale in un mondo profondamente connesso e interdipendente, che chiede relazioni per vivere in pienezza. Il messaggio si conclude con l’invito a “formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri”. Ognuno diventi operatore di pace.