(aprile 2021)
- La Fede nasce dall’ascolto della Parola di Dio: Dio parla all’uomo, cerca il dialogo con l’uomo, Dio interpella l’uomo. L’uomo che risponde, l’uomo che si apre a Dio che parla, è l’uomo di fede. La vera introduzione alla Fede, allora, incomincia quando l’uomo cerca l’incontro “a tu per tu” con Dio. E’ l’incontro personale, per cui l’unicità intima di un uomo si trova nuda e disponibile di fronte al mistero di Dio e alle sue proposte. E così la Parola di Dio diventa un discorso “a tu per tu” con Dio per divenire un discorso sul destino dell’umanità intera. E’ avvenuto per Abramo, è avvenuto per Mosè, è avvenuto per Maria. E così avviene anche per noi, per tutti coloro che si aprono al Dio che parla. Allora, il credente non sarà mai uno preoccupato unicamente di “salvare la sua pelle spirituale, la sua anima”. In virtù dalle sua Fede il cristiano non solo fa entrare nella storia umana la presenza di Dio, ma anche partecipa dello scandalo del Cristo nel mondo, del dramma di Cristo dentro la storia umana, consapevole che la Parola di Dio dà consolazione e certezza. “Questa è la nostra vittoria, la nostra Fede”.
- Rischiare tutta la propria vita sulla Parola di Dio. Il momento della Fede non è mai uno scatto meccanico, ma è sempre un fatto spirituale nel quale Dio e l’uomo si incontrano e si misurano sul terreno della libertà. E’ una proposta di amore, è un consenso di amore. Quando un uomo ha consumato la sua ricerca non è ancora arrivato. Rimane l’ultimo salto, l’ultimo velo, l’ultimo rischio: è l’ora della Grazia, il tocco interiore che fa passare oltre. La libertà di Dio è imperscrutabile. Ma non lo è forse anche perché la libertà dell’uomo in fondo è indecifrabile? E così, comunque ci si arrivi, credere ripropone sempre un rischio: rischiare la vita sulla Parola. E questo in qualunque situazione umana, nessuna esclusa. Dio si è fatto uomo per dare appuntamento ovunque: a Zaccheo sopra un sicomoro, alla samaritana presso il pozzo, a Nicodemo di notte, a Pietro sul lago, a Filippo sotto un fico, ai due di Emmaus in una taverna.
- Continuare a cercare Dio, sempre, anche dopo averlo incontrato. La crescita della fede non consiste nell’aggiungere nozioni a nozioni, ma nel penetrare più intimamente nella vita divina con una conoscenza amorosa e un’adesione vitale. Diventare eterni cercatori di Dio. Lo spazio tra l’attesa e l’incontro, tra ricerca e rivelazione non è misurabile, e varia per ogni persona: fa parte della vocazione inconfondibile di ogni uomo. Rappresenta il dialogo ed il dramma tra grazia e libertà. La libertà, sempre più disincantata dalla sufficienza di sé e delle cose, acquista vigore e slancio. La Grazia che ora attira ora spinge, ora balena ora scompare, affretta l’ora della rivelazione. L’uomo cerca, si offre, attende. Dio, che sempre viene, verrà. Dio è Colui che sempre viene nella nostra vita e nella storia. E’ Colui che viene incontro ad ogni uomo, sempre.
- La nuova creatura. E così si intuisce che la Fede è vita. E’ rinascita. Gesù a Nicodemo disse. “In verità ti dico che uno, se non nascerà di nuovo, non può vedere il Regno di Dio”. La vita di Fede è allora il supremo compimento di ogni forma e di ogni significato di vita. Come il seme, che cresce sempre, fino alla piena maturazione della pianta. E il cristiano ha ricevuto in dono la Fede, appunto, come un seme fin dal battesimo: la vita nuova, la vita divina. Ed è chiamato a farla crescere, a svilupparla, a divenire cioè creatura nuova. Così la Fede è l’inizio del Regno di Dio sulla terra. E il Regno è simile al fermento, al lievito in un massa di farina. La pasta è l’uomo vecchio: la Grazia è il fermento, il pane è l’uomo nuovo. Con la fede il cristiano, allora, non può essere altro che “Cristo incarnato e diffuso” in mezzo alla storia dell’uomo. La Fede è il momento spirituale che fa “nascere Cristo” dentro di noi: è inizio, introduzione, avvio, e poi, sempre di più, condizione permanente di sviluppo e di crescita di Lui nella nostra vita. E così il cristiano unito a Cristo diventa sempre più uomo e scopre il profondo mistero di essere uomo. E all’inizio del Vangelo di Giovanni si legge: “a quelli che credono nel suo nome ha dato il potere di diventare figli di Dio, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono nati”.
- Verso il Regno di Dio. La Fede perpetua nella vita e nella storia la stessa incarnazione del Cristo. Da Betlemme fino al Calvario ognuno di noi e tutti insieme ripetiamo e non copiamo i personaggi e gli incontri della Sua vita. Cristo ci fa uomini nuovi perché possiamo costruire cieli nuovi e terre nuove. “E la Parola si è fatta carne e venne ad abitare in mezzo a noi. E noi abbiamo contemplato la sua gloria. Gloria come di Unigenito del Padre, pieno di Grazia e di Verità”.
Don Edmondo Lanciarotta – Parroco
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