Il nome di ‘Mussa’ e ‘Mussetta’ si riscontra attorno al XII secolo d.C. e indica un castello sopra un piccolo monte (mussa: collina a schiera d’asina secondo il dizionario friulano del Pirona) e il territorio circostante (Mussetta).
Alcuni ritrovamenti archeologici, oggi perduti, attestano l’esistenza della nostra località in epoca romana (I sec. d.C.) come villa o statio dell’agro di Opitergium, poi antica diocesi di Oderzo e quindi di Cittanova, poi sotto Aquileia. Nel 1177, il Patriarca investe di questo territorio come suo avvocato Ezzelino I da Romano detto il Balbo, e così nelle carte friulane appare il feudo di Medale e nelle carte trevigiane il termine Castello di Mussa, con la Chiesa intitolata a S.Maria Assunta (in onore della basilica patriarcale) e a S.Osvaldo (protettore dei soldati degli Ezzelino).
Dopo due secoli di liti, lotte e scontri armati a causa delle mire espansionistiche del comune medievale degli Ezzelino di Treviso (vedi nella biblioteca capitolare di Treviso la documentazione sotto il titolo ‘la lite di Mussa’), nel 1413 il borgo con il suo castello viene rovinato anche a causa della guerra tra Veneziani e Sigismondo di Boemia e più tardi la chiesa parrocchiale viene ricostruita dove oggi si trova il duomo di S.Donà di Piave, appena fuori dai confini del feudo. Infatti, troviamo che le prime note riguardanti la chiesa di San Donà di Piave la intitolano Villa di Sandonà o S.Maria delle Grazie della Villa di Mussetta (vel Mussa).
Via Sant’Osvaldo
Qualche nota intorno alla storia del nostro territorio
Anticamente era la via di collegamento tra Noventa e San Donà di Piave, prima della costruzione di via Giacomo Noventa. Sussiste tutt’oggi, con una funzione marginale, verso l’argine del Piave.
Ma chi era quel santo cui è dedicata? Non si tratta di un santo locale. Oswald nasce nel 604 d. C. in Northumbria (parte dell’attuale Inghilterra). Era figlio di re Ethelfith e quando il regno fu conquistato da re Edwin, Oswald si rifugiò in Scozia dove divenne cristiano. Alla morte di Edwin ritornò in Northumbria e sconfisse il re britannico in battaglia riconquistando il trono. Dopo pochi anni di regno fu ucciso in battaglia dal re pagano della Mercia, e il suo corpo fatto a pezzi. Le sue reliquie si diffusero in tutta Europa, probabilmente sotto la spinta del prestigio della figura del re santo e guerriero, e fu proclamato martire cristiano. La devozione alla sua persona fu introdotta anche nelle nostre terre. Intorno allo Iutificio, lungo la via che porta il suo nome, esisteva un oratorio intitolato al santo.
La sua figura è legata dunque al re Edwin di Northumberland di cui Venerabile Beda (circa 700 d.C.) nella sua Storia ecclesiastica degli Angli ci riporta la risposta alla richiesta ch’egli riceve dal missionario cristiano Paolino di poter portare il vangelo nelle sue terre. Il re consulta il sacerdote delle divinità locali che risponde da uomo pratico: “Francamente, re, da quando servo i nostri dei e presiedo ai sacrifici, non sono stato né più felice né più fortunato di un uomo che non prega, e di rado le mie suppliche sono state esaudite. Approvo dunque che si accolga un altro dio migliore e più forte”. La risposta di un capo tribù fu invece simile ma diversa: ”La vita degli uomini sulla terra, o re, comparata ai vasti spazi di tempo di cui nulla sappiamo, mi sembra somigli al volo di un passero che entra da una strombatura del salone che un buon fuoco riscalda, e dove tu prendi i pasti con i tuoi consiglieri e i tuoi ligi, mentre fuori infuriano le piogge e le nevi dell’inverno. E l’uccello attraversa rapido il salone ed esce dalla parte opposta, e, dopo questa breve tregua, venuto dall’inverno, rientra nell’inverno e si perde alla tua vista. Così l’effimera vita degli uomini di cui non sappiamo né cosa la precede, né cosa deve seguirla…” Questa la conclusione del “thane”: siccome nulla si sa, perché non fare appello a coloro che, forse, sanno?
Così Paolino fu autorizzato a predicare il cristianesimo sulle terre di Edwin. Una decisione gravida di conseguenze, che ci toccano anche oggi, anche se era già nell’aria: penso all’isola-monastero di Lindisfarne, la cattedrale di York, di Ely e di Gloucester, San Tommaso di Canterbury, gli scritti di Juliana di Norwick e le omelie di John Donne … Meno di tre anni dopo re Edwin fu ucciso sul campo di battaglia e Oswald, che divenne poi S. Osvaldo, poté ritornare alla sua terra.
Nella chiesa di Mussetta, a sostegno del leggio per leggere il vangelo, sta un bassorilievo marmoreo del XIII secolo che raffigura, sopra le “musse”, un soldato, probabilmente un crociato o lo stesso S. Osvaldo, re santo e guerriero.
Passeggiando lungo via Sant’Osvaldo ripenso a queste storie e amo credere che un lunghissimo, sottile ma tenacissimo filo, sopra gli spazi e i tempi, mi leghi al santo martire e a re Edwin, pure avversari.
Mantenerne la memoria è regalare attimi di eternità.
(l. m.)
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