15 Agosto 2023 Solennita’ dell’Assunta

Omelia di Don Edmondo Lanciarotta – parroco

 

Celebriamo oggi la Solennità della B. V. Maria Assunta in cielo in anima e corpo. Accogliamo questa festa come dono prezioso per noi, tutti.

Questa festa è ‘nostra’, perché la nostra parrocchia è dedicata proprio a questo mistero, l’ultima tappa della vita della Vergine Maria: quindi questa è la ‘nostra’ festa; ‘nostra’ nel senso che ci caratterizza, ‘nostra’ perché ‘ci’ apparitene, ‘nostra’ perché anche quest’anno ci è donata, come comunità, da vivere insieme, per farci crescere come famiglia cristiana e ricuperare le ‘nostre’ giovani radici aperte ad un futuro fecondo di gioia piena e di felicità, perché la destinazione finale della nostra vita è con Maria nella gloria del cielo, accanto al Figlio suo.

Nel 2016, sette anni fa, celebrando il 50 della costruzione di questa Chiesa abbiamo cercato di riprendere il cammino di ‘costruire comunità’, per diventare sempre più comunità di fratelli e di sorelle, testimoni gioiosi e credibili del vangelo nel territorio in cui ci troviamo.

Occasione per riscoprire le radici profetiche di questa chiesa, che si caratterizza dalle otto porte, sempre aperte, accoglienti per qualunque situazione e in qualunque momento di vita, con tutti, nessun escluso a partire dalla riscoperta della centralità dell’eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana, celebrata di domenica in domenica.

Ora, in questo tempo, ci troviamo

– all’interno dell’invito di realizzare la priorità pastorale della Collaborazione pastorale di San Donà, quella di ‘incrementare stili di vita maggiormente evangelici’;

-nel pieno ‘cammino sinodale’ della chiesa diocesana e nazionale, cioè di ‘camminare insieme’ verso il Sinodo dei vescovi voluto da Papa Francesco, in preparazione del Giubileo del 2025.

Papa Francesco infatti parla della necessità della ’riforma’ della Chiesa come di un ‘processo’ continuo di ‘conversione di tutta la chiesa’, e la sta guidando, in mezzo ad un cambiamento epocale.

Ebbene, sull’indicazione del CPP lo scorso anno abbiamo vissuto l’esperienza :’Le famiglie di Mussetta si incontrano’ attraverso piccole assemblee di Zona della parrocchia, come abbiamo vissuto nel 2019. Voleva essere un segno di impegno e di desiderio per diventare comunità cristiana dopo 60 anni dalla sua nascita.

Gli incontri, le assemblea di zona sono state guidate da tre criteri, tre suggerimenti di percorso, tre passaggi, tre cambiamenti, tre riforme ritenute importanti:

passare dal ‘conteggio’ al ‘contagio’, cioè dal contare quanti siamo, pochi o tanti, dal guardare alla quantità di coloro che frequentano le nostre iniziative, al ‘contagio’, cioè alla passione con cui noi operiamo quando ci incontriamo, alla fraternità che ci offriamo; la fede si trasmette per contagio nella misura che la viviamo nella gioia;

passare da una fede lamentosa, nostalgica e rattristata e intristita, perché tutto va male, non va come un tempo, non va secondo le nostre prospettive, ad una fede serena che guarda con fiducia il futuro che ci sta davanti, nella consapevolezza che questo mondo è già salvato da Dio e quindi siamo inviati a cogliere i segni di questa presenza di Dio nella nostra storia personale e comunitaria;

passare dal sentirci arrivati, dall’essere sicuri di noi stessi, dal sentirci appagati della nostra fede, ad essere persone umili, semplici, mai arrivate, sempre pellegrini, sempre mendicanti d’amore, collocati in basso, capaci ogni giorno di condividere le gioie e le speranze, le sofferenze e le angosce degli uomini e delle donne che incontriamo, per essere luce del mondo e sale della terra. Infatti solo se siamo radicati nella terra ove ci troviamo saremo capaci di accorgerci di chi è prostrato a terra, di chi è accasciato e non ce la fa a rialzarsi, di chi è solo e sfinito (quante persone sole e abbandonate vi sono nella nostra comunità parrocchiale, e noi facciamo finta di non accorgerci!).

Quest’anno desidero evidenziare, suggerire, fortemente invitare ad assumere un atteggiamento, una prospettiva, una proposta come singoli e come comunità cristiana che vive in Mussetta.

  1. Atteggiamento: è l’atteggiamento di Papa S. Giovanni XXIII, che nell’indire il Concilio affermava: ”Noi amiamo confidare completamente nel Salvatore che ci esorta a riconoscere i segni dei tempi: noi scorgiamo in mezzo a tante tenebre immense segni che ci sembrano annunciare tempi migliori per la chiesa e per l’umanità”, e concludeva: ‘è solo l’aurora’.

In altre parole fiducia nel Signore, scoprire i segni dei tempi, evidenziare il nuovo, il buono presente dentro le tenebre dell’umanità. Bella e profonda è l’espressione del Papa, ripresa anche dal suo segretario personale Mons. Loris Capovilla, in latino: “Tantum aurora est”, cioè “è solo l’aurora”. Assumiamo anche noi questo atteggiamento di fiducia verso il futuro: ‘ solo l’aurora’. Infatti stiamo vivendo “una nuova epoca della nostra storia umana” affermazione del Concilio nella GS.54.

  1. Una prospettiva? Quella indicata da Papa Francesco: “Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti” (10.11 2015, Firenze). “Desidero una chiesa lieta con il volto mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà”. La forza, la novità, anche la poesia di quelle immagini è poi fluita in tanti percorsi durante questi anni nei quali come diocesi, parrocchie e realtà ecclesiali ci siamo sentiti spinti a comprenderle e che ora attraverso il ‘ Cammino sinodale’ prendono ancor più vigore.

E il Papa Francesco ritorna con il ‘sogno’ di una Chiesa ‘inquieta nelle inquietudini del nostro tempo” (25 maggio 2023 ai vescovi italiani e delegati del sinodo): vi troviamo il ritratto di una chiesa che “sa mettersi in ascolto di un’umanità ferita, ma, nel contempo bisognosa di redenzione, perché noi tutti che ne facciamo parte siamo ‘chiamati a raccogliere le inquietudini della storia e a lasciarcene interrogare, a portarle davanti a Dio, ad immergerle nella Pasqua di Cristo’ che ancora invita a fidarsi, a uscire, a non avere paura. Inquieti, non intimoriti.

Infatti la ‘paura’ è il grande nemico di questo ‘cammino’, nasce dal sentirsi incompresi da una mentalità e una cultura che sembrano andare dalla parte opposta rispetto a tutto ciò in cui crediamo e speriamo, lasciandoci delusi, smarriti, perfino risentiti davanti a idee e fenomeni che non si comprendono con l’istinto difensivo di chiudere le porte e finestre per sentirsi al riparo. E così non si incontra nessuno e ci si isola, forse immuni da contagi, ma separati dalla storia.

Una fede che si limita a consolare e proteggere e che non interroga più disincarna la Chiesa, la rende immune da quella ‘vulnerabilià’ che può apparire debolezza e invece nel dizionario del Papa, è la condizione per camminare ‘con gioia, con umiltà, con creatività’, per lasciare un segno. Altrimenti c’è il rischio di diventare chiesa del sepolcro delle quattro sicurezze che sembrano bastare e farci sentire tranquilli.

Occorre allora una chiesa inquieta, capace di accettare l’imprevedibilità dell’incontro, e di misurarsi con le domande che agitano le persone e non quello che noi pensiamo vivano, per trovare assieme le risposte.

3.Una proposta: Diventare chiesa che sussurra il Vangelo al cuore dell’uomo d’oggi, (come indicavo nel Notiziario Parrocchiale in uscita in questi giorni con l’immagine di Papa e della Madonna) capace cioè di mettere in comunicazione il ‘cuore’ con il Vangelo e di innescare quel delicato processo di dialogo e crescita nel quale nessuno dei due interlocutori rimane indifferente all’altro. Siamo chiamati a sussurrare al cuore di Dio e a lasciare che Colui che ci manda a essere sue epifanie presso l’uomo d’oggi sussurri al nostro cuore.

Due persone si sussurrano a vicenda qualcosa quando sono in confidenza. Non si sussurra all’orecchio del primo che capita. E quello che si comunica nel sussurro è qualcosa di profondo, di vitale, che esige un certo pudore, un’aura di mistero, oltre che di rispetto.

La breve processione che faremo a conclusione della messa voglia simbolicamente raccogliere tutti noi, le nostre famiglie, le realtà, le situazioni umane di Mussetta sotto il manto protettivo di B.V. Maria per gustare la tenerezza di Maria ed assaporare il gusto della fraternità, per ricevere ancora e sempre la benedizione del Signore. Questo nostro camminare per le strade della parrocchia con la B.V. Maria dietro a Gesù diventi un segno visibile della volontà di ‘camminare assieme’, di vivere cioè lo spirito sinodale guardano insieme con fiducia la mèta della nostra speranza, la mèta alla quale siamo chiamati e che Maria ha già raggiunto.

Continuiamo l’impegno di una chiesa ‘in uscita’ e di una chiesa dalle otto porte sempre aperte, per stare dove la gente vive: una chiesa capace di abbattere i muri e di tornare a parlare nel mondo senza difendersi dal mondo.

 

Qui l’omelia in PDF